La svolta in Italia? Un governo che non lasci buche per strada
(...) qualcun altra era evitabile solo facendo gimkane. Finito quel che dovevo fare a Roma, ho preso l'autostrada per tornarmene a Perugia alla sede centrale del gruppo Corriere. Tutto bene fino ad Orte, dove sono uscito e ho imboccato la superstrada E45. Ben presto ho avuto l'impressione di girare per Roma: anche qui non sono poche le buche che si sono aperte, particolarmente nel primo tratto e in quello che si prende a Terni in direzione Cesena. Ci sono chilometri di strada che si affrontano a tutto rischio e pericolo del guidatore, e altri invece dove pare di viaggiare sopra una moquette di asfalto, dove non c'è un buchino nemmeno a cercarlo con il lanternino e anche quando piove fitto fitto non si vede una sola pozzanghera. Uscito a Montebello passando poi da San Sisto e infine dalla via Pievaiola, mi sono trovato nella stessa identica condizione di Roma e di parte della E45: le strade sono un groviera, e meno male che l'auto che guido è piuttosto alta e con sospensioni che reggono. Per altro ho visto che la situazione non è molto diversa andando verso lo stadio e poi da lì alla stazione e al centro della città. Racconto questo non per annoiarvi con le mie disavventure da guidatore di cui vi importerà assai poco, ma perché è la disavventura più comune a molti lettori in zone diversissime e in comuni anche lontani fra loro, in Lazio come in Umbria o in Toscana. Lo faccio anche perché in quelle buche c'è un tema politico attualissimo e uno strutturale che riguarda tutti. Perché ci sono tratti di strada che cedono così facilmente e tratti invece dove ti senti sicuro al massimo? Perché in alcuni è stato rinnovato il manto stradale con materiale di gran qualità, in altri o risale a decenni fa, o è stato rifatto con materiali poco costosi e ovviamente assai scadenti. A Roma quando fu eletta sindaco Virginia Raggi, disse (era una situazione particolare, si veniva dagli arresti di Mafia Capitale) che per prima cosa voleva riportare legalità nelle gare del Comune, a costo anche di perdere un po' di tempo e andare incontro a qualche disservizio. Furono impedite le proroghe tacite delle commesse e fatti i capitolati di gare con tutti i crismi. Passato un bel po' di tempo e i vagli burocratici non senza intoppi, in effetti iniziarono i lavori di rifacimento di alcune strade che ben conosco. Nuove fiammanti, eppure anche lì ho visto ora aprirsi voragini. Le spiegazioni possono essere due: le imprese vincitrici hanno tirato il bidone al comune di Roma. Oppure, vincendo la gara con il solito criterio del massimo ribasso escluse le offerte anomale, per stare in quei prezzi hanno usato asfalto di serie C o D. Anche se i bricconi non mancano mai, credo di più a questa seconda ipotesi, e proprio per questo penso che la vicenda delle buche ci ponga sicuramente un problema strutturale, e un tema politico assai importante dopo il risultato elettorale e alla vigilia della formazione di un possibile governo.
Il tema strutturale è questo: perché mai il massimo ribasso dovrebbe essere un criterio così importante per l'assegnazione di qualsiasi gara pubblica? Perché mai la qualità dell'offerta dovrebbe valere meno? E che serve mai un ribasso che poi - proprio per la mediocrità dei materialifa spendere più di prima con i rattoppi tanto necessari nell'immediato quanto inutili davanti alla prima pioggia abbondante? La filosofia della Raggi (e quella dei 5 stelle)non so se anche quella del sindaco di Perugia Andrea Romizi- è assai simile al criterio principale con cui si è costruito il nuovo codice degli appalti, la vigilanza dell'Anac, e prima ancora il sistema di gare da Tangentopoli in poi: la legalità. Certo che è importante fare gare trasparenti, e sarebbe sempre meglio evitare che si rubacchi o si allunghino bustarelle per assicurarsele. La legalità non dovrebbe essere valore aggiunto, ma condizione di base. Che agli occhi del cittadino e dell'utente non ha questa importanza colossale: ne ha ben di più che quelle buche non si aprano scassando auto o provocando gravi incidenti. La qualità dell'opera, uno Stato che davvero funziona e che offre come è suo dovere servizi di serie A ai cittadini è più importante di qualsiasi bandiera legalitaria sventolata, e a quello deve mirare prima di tutto un buon amministratore pubblico. E anche un buon governo.