Fiducia condizionata “L’Italia è solida e fidata ma resti dentro il 3%”
Il commissario Moscovici ribadisce che il rapporto deficit-Pil “è una regola comune e di buon senso” per tutti i Paesi dell’Ue
▸ ROMA - “I mercati sono sereni e anche noi siamo sereni, perché abbiamo fiducia nella democrazia italiana e nella solidità dell’impegno europeo in Italia”. La rassicurazione arriva direttamente da Strasburgo, dove il commissario dell’Unione europea agli Affari economici e monetari, Pierre Moscovici, ha sottolineato a margine della plenaria dell’europarlamento che “spetta al presidente Mattarella e ai partiti politici definire un nuovo governo”. Quel che sarà dell’esecutivo, si vedrà. Ma una cosa è certa: “Non ho dubbi che l’Italia rimarrà un partner solido e fidato”. Da Milano, a raccogliere il gesto distensivo, è Luigi Di Maio che commenta con un “mi fa piacere”, sottolineando che “c’è bisogno” di messaggi simili. A dividere il leader pentastellato - e pure Salvini - da Moscovici è però la questione del tetto del 3% di deficit-Pil. “Lascio che i re- sponsabili politici si facciano le loro opinioni, è semplicemente una regola comune e di buon senso, che permette che si assicuri che il debito pubblico venga ridotto”, ha commentato Moscovici, contraddicendo per certi versi il nostro ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, secondo il quale nel presentare la situazione dell’Eurozona, il commissario Moscovici ha citato l’Italia come elemento di incertezza”. “Il debito pubblico - ha ammonito il commissario agli Affari economici e monetari dell’Ue - è un fardello che pesa sulle nostre economie e che, quando diventa troppo pesante, pesa sulle finanze pubbliche al punto tale da impedire di finanziare i servizi pubblici utili”.
La questione tornerà centrale quando in Parlamento si parlerà di Documento di economia e finanza (Def), cioè a strettissimo giro: il Documento deve essere presentato entro il 10 aprile. Va da sé naturalmente che per il documento programmatico, che contiene indirizzi di politica economica, bisognerà aspettare che ci sia il nuovo governo. Ma non è escluso che, già nella discussione parlamentare di aprile, ci siano passaggi di merito sulle risoluzioni partitiche. Al Docu- mento sta lavorando ora il ministero delle Finanze, guidato da Pier Carlo Padoan. E il Def, al momento, riguarda strettamente l’aggiornamento delle previsioni macroeconomiche per l’Italia e il quadro di finanza pubblica tendenziale.
Resta un problema, e riguarda chi varerà il provvedimento. Se non ci fosse un governo, e quindi una maggioranza in Parlamento, non po- trebbero costituirsi le commissioni parlamentari che al loro interno rispecchiano gli equilibri di forza dei diversi gruppi politici.
In una situazione del genere ci si è già trovati in avvio di un altro inizio travagliato di legislatura, nel 2013, quando si passò dal governo Monti a quello guidato da Enrico Letta. Allora per risolvere il problema - visto che l’Unione europea attendeva il documento programmatico, che bisognava approvare in Parlamento - furono costituite due commissioni speciali, così come previsto dal regolamento delle Camere.
Alla guida a Montecitorio ci fu Giancarlo Giorgetti della Lega, al Senato Filippo Bubbico del Partito democratico. Le due commissioni rimasero in carica da fine marzo alla prima metà di maggio. La storia potrebbe ripetersi, anche perché, in caso di impasse, le commissioni potrebbero occuparsi anche di altre materie. ◀
Entro il 10 aprile va presentato il Documento di economia e finanza ma ancora non c’è chi lo dovrà varare