Aggiustare le macchine diventa un’arte La favola di Buferauto
▸ SOVICILLE - Motori, vernice a spruzzo e arte. Buferauto non è una semplice carrozzeria. Il nome è già tutto un programma e sintetizza passione unita a capacità imprenditoriale e voglia di adeguarsi ai livelli più evoluti del settore auto. La sede principale si trova nel comune di Sovicille, nell’area industriale di Pian dei Mori. Ma dal 2009 è presente anche una succursale a Siena, in viale Toselli. Ventidue dipendenti in tutto, un capannone di 1800 metri quadrati a Sovicille a cui si affianca la sede senese “e già siamo stretti”, commenta uno dei proprietari, Manuel Giuggioli, che insieme al fratello Tazio gestisce una carrozzeria che ai giorni nostri raggiunge un fatturato di oltre due milioni all’anno. Un giro d’affari che parte da lontano e dimostra come da una piccola officina si possa ottenere una crescita continua.
Oggi Buferauto può essere definita la più grande carrozzeria di Siena e provincia, la prima azienda carbon free del territorio con emissioni di CO2 a impatto zero sin dal lontano 2004. Non solo: in questi locali non si punta solo agli standard più elevati di tecnologia per il recupero di auto incidentate, ma si spazia perfino nell’arte, trasformando l’ambiente di lavoro in spazio espositivo. L’avventura professionale inizia nel 1963 grazie alla intraprendenza del capostipite Bruno Giuggioli detto Bufera. Un soprannome che gli viene affibbiato dai compaesani di Rosia dove è nato e sviluppa la sua attività insieme al socio Franco Betti, appassionato di motori come lui. Bufera mette su una piccola officina nel centro del paese dove, oltre a riparare mo- tori, i due meccanici si dilettano a preparare auto da corsa. Una passione che Bruno trasferisce ben presto ai due figli maschi, Manuel e Tazio che all’età di 8 anni iniziano a gareggiare con i go kart vincendo numerose gare. Sono uno più bravo dell’altro, conquistano numerosi trofei, si allenano nella pista di kart di Ampugnano e quando raggiungono la maggiore età iniziano a gareggiare negli autodromi con auto da turismo. Anche in questo caso un vero successo di coppia. La passione agonistica, che li tiene sempre a contatto con il mondo delle automobili, sviluppa anche una capacità imprenditoriale che darà forte impulso all’azienda fondata dal padre che nel frattempo da officina si è trasformata in carrozzeria in seguito ad un fortuito episodio familiare. “Dobbiamo molto a nostro padre e anche a nostra madre per la verità - commenta Manuel Giuggioli - il babbo ci ha trasmesso la passione per le gare e anche la mamma aveva la licenza per correre, sebbene non l’abbia mai esercitata. Lei si occupava della contabilità mentre nostro padre ci dimostrava che avere in mano un mestiere non significa procedere ripetitivamente. Ogni volta che affrontava un lavoro lo faceva in maniera diversa. Forse è proprio per questo che si è meritato il soprannome di Bufera: gli piaceva spaziare, sperimentare, fare sempre qualcosa di nuovo per accontentare al meglio il cliente. Però si è sempre fidato di noi e ci ha lasciato carta bianca incoraggiandoci con entusiasmo verso l’innovazione. All’età di 14 anni io e mio fratello eravamo già in azienda, anche se ne abbiamo assunto la gestione nel 1986, con mia madre che di fatto non ha mai mollato del tutto e anche oggi fa la sua visitina quotidiana cercando di darci una mano”.
All’epoca dove era la sede della
“Lavoravamo in un capannone vicino alla discoteca Musik, avevamo un unico dipendente. Allora la nostra era una piccola carrozzeria, mentre in questo settore a Siena esistevano imprese ben più organizzate. Ma abbiamo capito subito che per essere competitivi la chiave stava nell’economia di scala”.
E cioè?
“Abbiamo percepito che per avere successo dovevamo disporre di una azienda più strutturata ma non con carrozzieri di lunga esperienza, bensì con operai specializzati, ognuno in un settore. E iniziammo ad assumere giovani per creare professionalità e ben presto arrivammo a cinque dipendenti”.
Quando la svolta?
“Nel 2003, quando decidemmo di acquistare il capannone di Pian dei Mori passando da 580 a 1800 metri quadrati. Da lì pian piano ci siamo evoluti fino ad arrivare a 22 dipendenti, con anche due autisti che offrono il servizio di soccorso stradale h24. Attività avviata da nostro padre sin dagli anni Settanta”.
La decisioni assunte nel 2003 furono una scelta onerosa.
“Certamente, un investimento da capogiro che ci impegnava in maniera totale, ma sia il babbo che il nonno ci hanno sempre incitato ad andare avanti e a creare sviluppo”.
E oggi?
“Oggi ci siamo strutturati puntando molto sulla qualità del servizio, le competenze, la tecnologia e l’innovazione. Investiamo molto in formazione. Insomma cerchiamo di offrire un servizio tale che il cliente non possa fare a meno di noi. Pensi che un nostro dipendente per arrivare al ruolo di saldatore qualificato ha sostenuto tre sessioni di lavoro in Belgio. Inoltre ci siamo dotati di una strumentazione all’avanguardia”.
Non avete risentito della crisi?
“Adattarsi senza paura alle nuove tecnologie e ai tempi che cambiano arrivando per primi. Il nostro mestiere non è standardizzato, si trasforma continuamente e bisogna saper guardare oltre ed essere pronti per le auto del futuro in continua evoluzione. Presto saranno obbligatori i sensori Adas e ci dobbiamo adeguare. Con il sistema di assistenza alla guida tra qualche anno le auto viaggeranno senza sterzo... insomma dobbiamo essere pronti”.
Partecipate anche a corsi di gestione?
“Io e mio fratello sosteniamo diversi corsi di formazione, attualmente frequentiamo l’Accademia Sovversiva a Bologna che ci insegna ad aprire la mente verso approcci più imprenditoriali”.
E’ vero che avete abbinato la carrozzeria al linguaggio artistico?
“Certo, nella sede di viale Toselli abbiamo ospitato già cinque mostre di '2nd life art', grazie al prezioso contributo e stimolo del compianto professor Alessandro Falassi. Nel fine settimana si ripulisce la carrozzeria e si allestiscono spazi espositivi con pezzi di auto usate. Si tratta di arte del riciclo. E ogni volta viene scelto un tema diverso. L’ultima mostra realizzata si ispirava all’anniversario della morte di Italo Calvino. Noi crediamo fortemente in uno sviluppo aperto e dinamico e soprattutto interdisciplinare, che ci consente di rendere sempre più stimolante e attraente il nostro mestiere”. ◀