Corriere di Siena

Una poltrona per due a palazzo Chigi

La luna di miele per le presidenze delle Camere è finita. Ora Di Maio e Salvini giocano la sfida delle sfide

- Di Elisabetta Graziani

▸ ROMA - L’idillio tra Di Maio e Salvini è durato meno del murales con il bacio dipinto a Roma. Superato lo scoglio presidenze delle Camere, il nodo della premiershi­p è venuto al pettine e i due non se la sono mandata a dire. Se il Movimento 5 stelle fa quadrato attorno al suo capo politico - “O lui premier o niente governo” -, per il segretario del Carroccio Luigi Di Maio non può permetters­i aut aut sullo stile “o io o nessuno” perché, argomenta, “al momento è nessuno”. Anche perché è lo stesso Salvini a fare un passo di lato rispetto a palazzo Chigi, per cui si sente pronto, assicura, ma senza per questo ritenersi indispensa­bile.

Matteo Salvini spiega poi di non volere veti dai pentastell­ati. “Se si esclude Forza Italia, non se ne fa niente”, chiarisce. A stretto giro replica il leader dei Cinquestel­le, secondo cui “il premier deve essere espression­e della volontà popolare” e alle elezioni del 4 marzo la volontà popolare ha premiato indubbiame­nte il M5s con più del 32 per cento dei voti. Di fronte all’impasse, si profila l’ipotesi di un secondo giro di consultazi­oni al Colle, sempre che tra i due non sia tutta una tattica per far digerire un accordo magari già stretto, ma indigesto tanto all’interno di coalizione e movimento quanto agli elettorati. Nel caso nessuno dei due leader facesse un passo indietro, non potrà essere il presidente della Repubblica a scegliere tra i due sfidanti, in quanto al Quirinale deve arrivare un nome già condiviso a cui affidare l’incarico. Non è dato sapere quali strumenti Sergio Mattarella utilizzerà, se il pre-incarico o l’incarico esplorativ­o. E’ prassi che l’incarico esplorativ­o vada alla seconda carica dello Stato, quindi alla presidente del Senato Casellati (FI), ma potrebbe anche andare alla terza carica, ovvero il presidente della Camera Roberto Fico. Non sarebbe la prima volta, accadde già con Nilde Iotti nel 1987. Salvini esclude governissi­mi “tanto per fare qualcosa”, dice di non aver ancora pensato a un nome terzo e promette agli italiani un governo entro un mese, senza escludere un suo ruolo al Viminale. “Qualche idea ce l’ho”, insinua. “Al Movimento 5 stelle proporremo un’idea di Italia che non duri 5 mesi ma 5 anni”. Quindi apre ai Cinquestel­le sul programma: vitalizi e reddito di cittadinan­za in primis. “Se è un sussidio sine die per chi sta a casa no. Se è un sussidio in attesa del lavoro parliamone”. E sui costi della politica aggiunge: “Se si va verso un sistema pensionist­ico totalmente contributi­vo, deve valere anche per la politica. Non è possibile che ci siano deputati o senatori che lo hanno fatto magari per un anno e che sono in pensione da tempo, è immorale”. Intanto per quanto riguarda i rapporti con gli altri partiti, in casa Cinquestel­le spunta una novità, vale a dire che il M5s possa tenersi una vicepresid­enza senza darla all’opposizion­e; il Pd quindi potrebbe trovarsi costretto a optare per un posto nell’ufficio di presidenza.

I contatti fra Salvini e Di Maio, insomma, non si sono interrotti. Ci scherza su lo stesso segretario del Carroccio, di sfuggita alla Camera: “Lo sento sempre, ormai non posso farne a meno”. I due si dovrebbero vedere la prossima settimana a Montecitor­io o a palazzo Madama. ◀

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I duello di Matteo Salvini ieri sera a Porta a porta è tornato a parlare della formazione del nuovo governo a pochi giorni dall’inizio delle consultazi­oni che consentira­nno al presidente Mattarella di affidare l’incarico
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