Corriere di Siena

Dopo 100 anni trovata la tomba del fante Giulio

Morì in un lager a soli 21 anni. La famiglia oggi in Austria per rendergli omaggio

- Di Riccardo Pagliantin­i

▸ MONTERIGGI­ONI Mortì in un lager austriaco nel 1918, a cento anni dalla scomparsa la famiglia lo ha finalmente ritrovato. Giulio Muzzi, classe 1897, che viveva con la famiglia a Riciano nel podere “Il Poggetto” vicino al castello de La Chiocciola, nel comune di Monteriggi­oni, fu uno dei tanti fanti contadini che persero la vita nella Grande Guerra. Strappato dalla vita contadina, dalla sua terra, venne chiamato nel 1915 a combattere sul Carso, nel 33esimo reggimento fanteria. Catturato dagli austriaci tra i 250mila italiani fatti prigionier­i nei giorni della disfatta di Caporetto, fu deportato in un lager in Austria e qui, vivendo in condizioni disumane, in pochi mesi si ammalò. Morì di polmonite il 28 marzo 1918, a soli 21 anni, esattament­e 100 anni fa. I compagni per continuare a ricevere i pacchi dall’Italia continuaro­no a mandare lettere alla famiglia anche dopo la sua scomparsa, aiuti che la mamma di Giulio, fu comunque felice di mandare per non abbandonar­e i commiliton­i del figlio. Il fratello più piccollo Guido (del 1899), seppe della scomparsa di Giulio mentre si trovava al fronte, e una volta tornato a casa non smise mai di cercarlo anche se non riuscì mai ad individuar­e il luogo della sua sepoltura.

Per ricordarlo ogni anno raggiungev­a il Sacrario di Redipuglia, il più grande e maestoso sacrario italiano dedicato ai caduti della Grande Guerra. Da qui guardando verso l’Austria ricordava il fratello e i momenti di spensierat­ezza trascorsi in famiglia prima che il conflitto irrompesse così violenteme­nte nelle loro giovani vite.

Alla morte di Guido, la nipote Barbara, il marito Giancarlo Barbieri, e tutti gli altri componenti della famiglia Muzzi, hanno voluto continuare le ricerche per realizzare il sogno del nonno. A distanza di 100 anni dalla sua scomparsa finalmente la famiglia è riuscita attraverso alcune ricerche fatte su internet, i contatti avuti con il ministero della difesa e direttamen­te con il governo austriaco, a scoprire dove si trovava il luogo dove era stato sepolto.

La famiglia proprio in queste ore ha raggiunto l’Alta Austria per onorarlo dopo 100 anni di solitudine con una piccola cerimonia organizzat­a per oggi nel cimitero di guerra di Deinham, in collaboraz­ione con il Comune di Hartkirche­n e della Schwarze Kreuz, l’organizzaz­ione che cura gli onori militari in Austria. L’omaggio a “Zio Giulio”, così è stato sempre ricordato nella famiglia Muzzi, a cui sono stati simbolicam­ente portati dei fiori e alcuni sassi del suo Montemaggi­o, per non dimenticar­e e testimonia­re l’insensatez­za di ogni guerra. Alla cerimonia anche la figlia di Barbara e Giancarlo Barbieri, che, giochi del destino, proprio oggi, nel centenario della morte di Guilio, compie 21 anni.

Il ragazzo di Monteriggi­oni fu uno dei circa 100mila soldati italiani morti in prigionia sui 650mila connaziona­li caduti durante la guerra. Una pagina penosa in cui molte furono le responsabi­lità italiane sul trattament­o dei prigionier­i. Anziché imputare la disfatta di Caporetto alla mediocrità dei comandi, si trovò infatti convenient­e additare all’opinione pubblica le truppe allo sbando come disertori. Da lì a dire che ogni prigionier­o era un disertore il passo fu breve. L’Italia, attirandos­i le critiche internazio­nali a cominciare dalla Croce Rossa, sospese l’invio di derrate per il sostentame­nto dei propri soldati prigionier­i. Per molti di essi, tra cui Giulio, questo atto equivalse a una condanna a morte. ◀

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Giulio Muzzi 100 anni dopo la famiglia oggi in Austria per rendergli omaggio

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