Al governo sì, ma se guida Di Maio
Il Movimento 5 stelle detta le condizioni in vista delle consultazioni al Quirinale e fa quadrato attorno al proprio leader
▸ ROMA - Il Movimento 5 stelle è pronto a confrontarsi con tutte le forze politiche per la sfida del governo, ma a una sola condizione: il presidente del consiglio deve essere Luigi Di Maio.
A pochi giorni dall’inizio delle consultazioni al Quirinale, la linea di comunicazione pentastellata si radicalizza sulla candidatura del proprio capo politico a Palazzo Chigi, schierando pezzi da novanta sulla trincea mediatica, come la neo vicepresidente del Senato,
Paola Taverna, il giornalista e deputato Emilio Carelli e la vicecapogruppo a Montecitorio, Laura Castelli, tra i punti di riferimento del Movimento per le questioni economiche.
In difesa del giovane leader pentastellato scende in campo anche il Blog delle stelle, con un post a firma di tutto il
M5s, dunque anche i suoi rappresentanti istituzionali: “Luigi Di Maio è l’unico candidato premier con cui intendiamo andare al governo e cambiare il Paese”.
Un messaggio, questo, che i Cinquestelle vorrebbero far arrivare forte e chiaro soprattutto sul Colle più alto di Roma, ma che “non è una tirata di giacchetta” al capo dello Stato, spiega una fonte vicina al capo politico. Messaggio altrettanto chiaro e inequivocabile al resto dei naviganti nel mare reso tempestoso dal risultato delle elezioni del 4 marzo. Avvertimento neanche tanto cifrato in vista delle consultazioni al Quirinale, fissate per il 4 e 5 aprile e per le quali è stato già fissato il calendario: mercoledì si partirà alle 10,30 quando al Colle salirà la presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati. Un’ora dopo toccherà al presidente della Camera, Roberto Fico.
Quindi alle 12,30 Giorgio Napolitano, in qualità di presidente della Repubblica emerito. Nel pomeriggio di mercoledì inizieranno le consultazioni con i gruppi parlamentari, partendo alle 16 con il gruppo “Per le Autonomie” (SvpPatt, Uv) e chiudendo alle 18.30 con Fratelli d’Italia. Il giorno dopo sarà il big-day: alle 10 salirà al Quirinale la delegazione del Partito democratico, seguita, un’ora dopo, da quella di Forza Italia. Alle 12 toccherà alla Lega, mentre alle 16.30 chiuderà il Movimento 5 Stelle. In vista di questa per loro - storica due giorni i pentastellati ribadiscono che non transigeranno sul rispetto della volontà popolare: “Non siamo disposti a ignorarla, per noi è sacra”. Ovvero, tradotto: quel 32% fa del
M5s il primo partito d’Italia e qualsiasi accordo ci sarà per un eventuale governo, le scelte pesanti spetteranno ai pentastellati, altrimenti non se fa nulla. Almeno per il momento le cose stanno così, anche se in politica tutto può succedere, insegna la storia. L’importante è tenere le file delle truppe compatte il più a lungo possibile. Quando porti a casa un filotto di successi tutto è più semplice e il gruppo trova una sua naturale unità, ma la vera prova di tenuta dovrà esserci quando arriverà il momento di compiere le scelte complesse, forse dolorose, per il bene del Paese. Perché non è escluso che la via verso Palazzo Chigi non riservi percorsi accidentati, come la possibile presenza di Forza Italia negli accordi con il centrodestra. Qualche deputato, in questi primi giorni di legislatura, però, pur non scoprendo mai il fianco davanti a taccuini e microfoni, come imposto dal capo comunicazione Rocco Casalino, al solo sentir nominare Forza Italia o Silvio Berlusconi sembrava percorso da un brivido ghiacciato dietro la schiena. Segno che il malumore comunque aleggia in una parte del Movimento 5 Stelle, anche se difficilmente i pentastellati butteranno al vento l’occasione della vita. Piuttosto abbracceranno il vecchio aforisma di Karl Marx: la strada dell’inferno è lastricata di buone intenzioni. ◀
Mercoledì i primi incontri per la formazione del nuovo esecutivo E’ sempre più rigida la linea pentastellata
Il 32% decretato dalle urne del 4 marzo è il punto di partenza di qualsiasi tipo di trattativa