Ecco dov’è la differenza fra Luigi e Matteo
La situazione politica ha cambiato profondamente disegno dopo le elezioni di Fico a presidente della Camera. Fino a quel momento Di Maio si era comportato come un lord inglese: da lui e da Salvini sono state equamente distribuite le presidenze coinvolgendo anche Berlusconi con l’elezione della Casellati al Senato. Da quel momento in poi, però, c’è stato un cambio di passo che ha profondamente divaricato le posizioni dei cosiddetti due vincitori che, presi uno per uno, non hanno la maggioranza di governo. A questo punto il comportamento di Salvini e di Di Maio si è profondamente differenziato.
Salvini, pur essendo sovranista, antieuro e putiniano a 360 gradi, si è comportato come un leader politico normale cercando di aggregare una maggioranza parlamentare, da un lato dichiarando la sua disponibilità di fare un passo indietro sul piano personale, dall’altro lavorando in due diverse direzioni politiche, quelle del Movimento 5 stelle e di Forza Italia. Tutto ciò puntando a proporre a Mattarella una reale maggioranza parlamentare. Su questo terreno, dopo una notte di tregenda, è arrivato anche Berlusconi che a questo punto vuole a tutti i costi inserirsi in una maggioranza di governo per tutelare gli interessi di Mediaset e per evitare elezioni anticipate che segnerebbero un disastro per FI. Il comportamento di Di Maio è stato in linea con tutto il resto. In primo luogo ha proclamato che il M5s farà un governo solo e soltanto se sarà lui a presiedervi. In secondo luogo, Di Maio ha gettato la maschera rifiutando ogni mediazione nella composizione degli organigrammi di vertici del Parlamento occupando militarmente la Camera perché non si è mai visto che chi ha il presidente della Camera conquista anche la vicepresidenza, a scapito del secondo gruppo che è il Pd. Facendo questo Di Maio ha messo in evidenza un autoritarismo intrinseco al M5s e anche un risvolto politico-mediatico perché come il Movimento non è affatto sicuro di poter fare un governo e tantomeno di realizzare il reddito di cittadinanza.
Il Movimento 5 stelle vuole portare a casa l’attacco ai vitalizi per dare uno scalpo ai suoi tifosi. Ma qui veniamo a un nodo più di fondo. La natura del M5s è profondamente diversa da quella di tutti gli altri partiti, Lega compresa, come copnferma uno statuto dal quale risulta che Di Maio può designare dall’alto capigruppo e direttivo del gruppo: chi dissente e viene espulso deve pagare anche 100mila euro di multa.
Il Movimento 5 stelle sosterrà la modifica costituzionale per ottenere il vincolo di mandato, nella sostanza guidato con mano ferrea da Beppe Grillo, Casaleggio e associati e dal gruppo che segue la comunicazione.
Di conseguenza, la vicenda politica italiana è bloccata dal fatto che il Movimento 5 stelle, non essendo un partito come gli altri, tantomeno come le Lega, punta non tanto a fare il governo ma a conquistare interamente il potere, sia quello politico che quello economico. Come risvolto tattico di questa scelta strategica c’è il fatto che allo stato il Movimento 5 stelle non riconosce a Forza Italia e tantomeno a Berlusconi di poter essere presenti nel governo e nella maggioranza se non affidando a Salvini tutta la loro rappresentanza. Il fatto che ci siano anche esponenti politici e intellettuali (D’Alema, Bersani, Emiliano, Cacciari, Gad Lerner) che spingono il Pd ad allearsi con il Movimento 5 stelle è il segno che ora mai una parte cospicua della sinistra è in preda o ad una disarmante decerebralizzazione o a una inquietante crisi di nervi. ◀ * ReL (Riformismo e Libertà )