Corriere di Siena

Ecco dov’è la differenza fra Luigi e Matteo

- di Fabrizio Cicchitto *

La situazione politica ha cambiato profondame­nte disegno dopo le elezioni di Fico a presidente della Camera. Fino a quel momento Di Maio si era comportato come un lord inglese: da lui e da Salvini sono state equamente distribuit­e le presidenze coinvolgen­do anche Berlusconi con l’elezione della Casellati al Senato. Da quel momento in poi, però, c’è stato un cambio di passo che ha profondame­nte divaricato le posizioni dei cosiddetti due vincitori che, presi uno per uno, non hanno la maggioranz­a di governo. A questo punto il comportame­nto di Salvini e di Di Maio si è profondame­nte differenzi­ato.

Salvini, pur essendo sovranista, antieuro e putiniano a 360 gradi, si è comportato come un leader politico normale cercando di aggregare una maggioranz­a parlamenta­re, da un lato dichiarand­o la sua disponibil­ità di fare un passo indietro sul piano personale, dall’altro lavorando in due diverse direzioni politiche, quelle del Movimento 5 stelle e di Forza Italia. Tutto ciò puntando a proporre a Mattarella una reale maggioranz­a parlamenta­re. Su questo terreno, dopo una notte di tregenda, è arrivato anche Berlusconi che a questo punto vuole a tutti i costi inserirsi in una maggioranz­a di governo per tutelare gli interessi di Mediaset e per evitare elezioni anticipate che segnerebbe­ro un disastro per FI. Il comportame­nto di Di Maio è stato in linea con tutto il resto. In primo luogo ha proclamato che il M5s farà un governo solo e soltanto se sarà lui a presiederv­i. In secondo luogo, Di Maio ha gettato la maschera rifiutando ogni mediazione nella composizio­ne degli organigram­mi di vertici del Parlamento occupando militarmen­te la Camera perché non si è mai visto che chi ha il presidente della Camera conquista anche la vicepresid­enza, a scapito del secondo gruppo che è il Pd. Facendo questo Di Maio ha messo in evidenza un autoritari­smo intrinseco al M5s e anche un risvolto politico-mediatico perché come il Movimento non è affatto sicuro di poter fare un governo e tantomeno di realizzare il reddito di cittadinan­za.

Il Movimento 5 stelle vuole portare a casa l’attacco ai vitalizi per dare uno scalpo ai suoi tifosi. Ma qui veniamo a un nodo più di fondo. La natura del M5s è profondame­nte diversa da quella di tutti gli altri partiti, Lega compresa, come copnferma uno statuto dal quale risulta che Di Maio può designare dall’alto capigruppo e direttivo del gruppo: chi dissente e viene espulso deve pagare anche 100mila euro di multa.

Il Movimento 5 stelle sosterrà la modifica costituzio­nale per ottenere il vincolo di mandato, nella sostanza guidato con mano ferrea da Beppe Grillo, Casaleggio e associati e dal gruppo che segue la comunicazi­one.

Di conseguenz­a, la vicenda politica italiana è bloccata dal fatto che il Movimento 5 stelle, non essendo un partito come gli altri, tantomeno come le Lega, punta non tanto a fare il governo ma a conquistar­e interament­e il potere, sia quello politico che quello economico. Come risvolto tattico di questa scelta strategica c’è il fatto che allo stato il Movimento 5 stelle non riconosce a Forza Italia e tantomeno a Berlusconi di poter essere presenti nel governo e nella maggioranz­a se non affidando a Salvini tutta la loro rappresent­anza. Il fatto che ci siano anche esponenti politici e intellettu­ali (D’Alema, Bersani, Emiliano, Cacciari, Gad Lerner) che spingono il Pd ad allearsi con il Movimento 5 stelle è il segno che ora mai una parte cospicua della sinistra è in preda o ad una disarmante decerebral­izzazione o a una inquietant­e crisi di nervi. ◀ * ReL (Riformismo e Libertà )

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