Fico, secondo giro e poi al Quirinale
Verso la richiesta di una proroga
Pausa di un giorno e poi secondo giro di colloqui a Montecitorio per la formazione del nuovo governo. Roberto Fico, presidente della Camera, incaricato dal capo dello Stato di esplorare un eventuale alleanza tra M5s e Partito democratico, nell’ottica che si trasformi in esecutivo, ha dato 24 ore per riflettere alle due forze politiche e oggi tornerà a sedersi al tavolo del suo studio per incontrare i vertici dei due partiti. Alle 11 toccherà al Pd e alle 13 ai 5 stelle. Lo schema è lo stesso del primo giorno, ma i tempi sono ridotti, visto che il mandato affidatogli da Sergio Mattarella scade proprio nella stessa giornata. Le consultazioni si svolgeranno nel salottino del Presidente. Fico, che molto probabilmente andrà a riferire al capo dello Stato nel pomeriggio non vuole lasciare nulla di inesplorato e tenterà di far convergere le due anime politiche su una stretta cerchia di temi. Si parlerà quindi di un programma o punti di programma per verificare se ci sono degli spunti positivi da portare all’esame del presidente della Repubblica. La terza carica dello Stato, spiegano fonti parlamentari, prosegue nella sua funzione, ascoltando nuovamente le forze politiche «in modo da riferire al Colle in maniera ancora più dettagliata». Un quadro il più completo possibile che però non può prescindere dalla direzione del Pd, così come annunciato da Maurizio Martina, e dalla consultazioni degli iscritti sulla piattaforma Rousseau. Per questo, dopo la stretta sui temi, che il presidente della Camera tenterà per dare argomenti solidi su cui discutere su entrambi i fronti, è molto probabile che Fico chiederà più tempo a Mattarella. In molti, tra i 5 stelle, nelle ultime ore stanno facendo leva proprio su cui ragionare, altrimenti il titolare di Montecitorio non ci metterà la faccia. Non basta la direzione del Pd, ancora non convocata, o un questionario su web. Mattarella è stato fin troppo chiaro «il tempo sta per scadere» e solo di fronte a spunti concreti sarebbe disponibile ad allargare il mandato. E mentre Luigi Di Maio tace, dal Nazareno arrivano voci contrastanti. Maurizio Martina invitatutti all’unità: «Prendiamoci questo spazio per lavorare e dimostriamo che siamo gli unici a poter fare questo per l’Italia. Decideremo insieme e quel che decideremo impegnerà tutti». Di contro ci pensa il capogruppo Andrea Marcucci a schierarsi e confermare la linea dei renziani: «Io resto della mia posizione: un accordo con il M5S è molto difficile. Le distanze programmatiche sono e restano profonde». Conferma che arriva anche da Ettore Rosato: «Le distanze tra noi e il Movimento sono abissali, enormi». Intanto Renzi sceglie di stare nella sua Firenze e festeggiare il 25 aprile in piazza «senza polemiche». Non parla, non commenta, ma esplora chiedendo alla gente «E tu lo faresti un governo con i Cinquestelle?». La risposta per lo più è «no, sennò spariremmo». Alla raccomandazione rivoltagli da un passante, «Matteo non cascare nella trappola», Renzi si limita a dire «ricevuto». Baruffe invece nel centrodestra. Berlusconi invoca «lo spirito di pacificazione nazionale» e poi condivide una frase riferita: «Le persone con il Movimento 5 stelle si sentono come gli ebrei al primo apparire di Hitler». Salvini la legge come l’ennesimo attacco gratuito ai 5 stelle, ora che sta cercando di riguadagnare terreno, e bacchetta il Cav: «È meglio tacere, e rispettare il voto degli italiani, invece di dire sciocchezze. Io voglio dare un governo all’Italia, sono stufo di insulti, capricci e litigi». Lo staff dell’ex premier addrizza il tiro, ma la frittata, dicono dalla Lega, è fatta. su questo punto che viene considerato decisivo. Certo, è il ragionamento, il secondo giro di consultazioni dovrà necessariamente fornire delle basi