Resa dei conti alla direzione Pd
In un clima teso e di estrema incertezza si tiene la direzione nazionale
Il Partito democratico è un elastico così teso che sembra sul punto di spezzarsi. Tra documenti e contro documenti, i Demhanno provato a ricucire a modo loro - a poche ore dalla direzione nazionale di oggi in un clima di sfiducia reciproca. Matteo Renzi dice di voler evitare lo strappo e Dario Franceschini chiede, come premessa per l’unità, che la direzione rinnovi la fiducia a Maurizio Martina fino all’assemblea o al congresso. A pochi minuti dalla richiesta, i renziani fanno sapere di essere disposti a ribadire il loro appoggio al segretario reggente, anche sottoscrivendo un documento. Ed è guerra fra documenti e contro-documenti in nuce. Ad accendere la miccia è l’appello in tre punti promosso da Lorenzo Guerini in cui si chiede di non fare conte nella direzione di oggi, di non votare la fiducia a un esecutivo guidato da Salvini o Di Maio e di impegnarsi per un governo di tutti per riscrivere le regole istituzionali. Il documento è sottoscritto da 121 membri della direzione (tra questi 78 deputati e 39 senatori), ben oltre la maggioranza dei componenti che in tutto sono 209. Una “conta per non fare la conta” commenta sarcastico Andrea Orlando. E a poco vale la precisazione del coordinatore dei Dem che sottolinea come il suo voglia essere “un appello a trovare l’unità e a rifiutare la tentazione di una conta in direzione, nulla più”. Ormai il fuoco incrociato è partito, complice anche la polemica sul sito senzadime.it in cui compare l’elenco dei Dem a favore e contro l’intesa con i Cinquestelle. Tra i firmatari del documento di Guerini, ci sono i capigruppo Graziano Delrio e Andrea Marcucci, i ministri Carlo Calenda e Pier Carlo Padoan. Appone la firma anche Matteo Renzi che precisa “sì a lavorare insieme sulle regole del gioco, no a polemiche inutili”. Nella sua enews Renzi ribadisce quanto detto anche ai senatori che si sono intrattenuti con lui alla fine dell’assemblea di gruppo per l’elezione dell’ufficio di presidenza, dove il partito ha retto, votando per acclamazione i componenti. “Ho invitato tutti gli amici del Pd all’unità anche in vista della direzione”, sostiene il segretario dimissionario. Parole che però non bastano a riconquistare la fiducia perduta dopo l’intervista tv su Rai1. “Serve unità nella chiarezza”, è la linea dell’area vicina a Maurizio Martina. “Chiedere unità dopo che hai delegittimato chi sta gestendo collegialmente questa fase, è come prendere in giro ancora una volta tutti i tuoi”, è il ragionamento di chi è a fianco del segretario reggente e si riferisce alle parole di Renzi e dei renziani. Intanto la direzione, a detta dei non renziani, ha cambiato ordine del giorno: non più decidere se sedersi a un tavolo per un confronto con il M5s - anche se l’ex segretario si è detto disponibile - ma decidere chi dirige il partito fino all’assemblea nazionale.