Corriere di Verona

L’IMMIGRAZIO­NE E I DUE VENETI

- di Massimilia­no Melilli

Dal 1988 a oggi sono morte lungo le frontiere dell’Europa almeno 22.000 persone. Si tratta di uomini, donne, bambini che noi ci ostiniamo a chiamare immigrati, extracomun­itari, clandestin­i. Nonostante le campagne di sensibiliz­zazione di «Fortress Europe» e di altre associazio­ni, che da anni monitorano le vittime da immigrazio­ne, consideria­mo i migranti un problema non un fenomeno. Ignoriamo le cause di questa fuga di massa, minimizzia­mo conflitti, disastri naturali, carestie ma ingigantia­mo i nostri disagi rispetto alla loro sofferenza. Siamo prigionier­i di mille dicotomie su un popolo in movimento per sopravvive­re. Mosaico o babele? Problema o opportunit­à? Accoglienz­a o indifferen­za? Uno spaccato reale di tale scenario arriva dal Veneto, sospeso tra gesti di civiltà e atti di speculazio­ne. Da una parte un’anziana che cede a un prezzo di favore il proprio immobile a dieci profughi; dall’altra un’organizzaz­ione specializz­ata nella «concession­e» di permessi di soggiorno. Due facce diverse di una stessa comunità che storicamen­te si confronta con l’immigrazio­ne, fra oneri e onori. Quando le tv hanno trasmesso le sconvolgen­ti immagini di quelle 800 vite perse nel Mediterran­eo, la novantenne Mara Gambato non ha avuto dubbi. Ha traslocato a Padova in una casa di sua proprietà e ha consegnato le chiavi della sua villetta di Sarmeola di Rubano ad una cooperativ­a che si occupa di accoglienz­a dei profughi. Un regolare contratto di affitto (la signora Gambato si è accontenta­ta di circa la metà del valore di mercato) che per dieci profughi provenient­i da Gambia e Guinea Bissau costituisc­e molto più di un nuovo alloggio. Un gesto che rende onore a quel Veneto che non si gira dall’altra parte e affronta i problemi con il cuore. Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia. Quattro persone, tra cui un poliziotto e un commercial­ista, arrestate nell’ambito di un’inchiesta della Procura distrettua­le antimafia di Venezia sull’introduzio­ne illegale di cinesi in Italia. L’accusa: associazio­ne a delinquere finalizzat­a alla permanenza illegale nel territorio dello Stato. Secondo gli investigat­ori, l’organizzaz­ione attiva nel trevigiano, tramite la produzione di documentaz­ione falsa, mirava a far ottenere a cittadini cinesi il permesso di soggiorno comunitari­o per soggiornan­ti di lungo periodo, senza i requisiti di legge. Mentre l’Europa si divide sui fondi da destinare all’operazione «Triton», il ministro dell’Interno Alfano invita i sindaci «a far lavorare gratuitame­nte gli immigrati» e il leader della Lega Salvini lo definisce «schiavista». Due modi opposti di affrontare un’emergenza.

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