Un gran pasticcio a norma di legge
Dice Sernagiotto che è tutto in regola. Ma allora le regole sono tutte sbagliate. Non si spiega altrimenti (salvo sorprese in procura) come sia possibile che dopo 4 anni, su 23 progetti finanziati dalla Regione, solo 4 siano effettivamente partiti, mentre gli altri si siano via via tramutati in birrerie o in cantieri desolati. Sono le regole a dire che sì, si possono prestare milioni a coop con un capitale di 400 euro, nate due mesi prima del bando, neppure iscritte all’albo, con piani finanziari riassumibili in un foglio. Sono le regole a fissare punteggi che consentono alla commissione tecnica di esaminare 247 domande in 19 ore (una ogni 5 minuti). Sono le regole che affidano i controlli ad autocertificati semestrali, sulla fiducia, senza che il servizio ispettivo venga mai attivato (neppure dai consiglieri che ora si stracciano le vesti) o le Usl o i Comuni avanzino un solo dubbio. Ma chi le ha scritte quelle regole, quel bando «strutturalmente fragile» come l’ha definito (ex post) l’indagine interna? Il consiglio ha approvato la legge. L’assessore ha ideato la delibera. Il dirigente l’ha scritta. La commissione Sanità l’ha licenziata. La giunta l’ha approvata. E nessuno, prima che il caso venisse sollevato dal Corriere del Veneto, si era accorto di alcunché. Un po’ colpa di tutti, insomma, e come al solito di nessuno. Un gran pasticcio, a norma di legge.
(ma.bo.)