Premi da 156 mila euro ai dirigenti «E ai dipendenti niente arretrati»
Arpav, il sindacato accusa. La replica: «Sono soldi dovuti dal 2011»
VENEZIA «I “grandi dirigenti” si premiano per aver ridotto allo stremo l’Arpav, mentre i lavoratori faticano ad elemosinare un po’ di arretrati». Non si può dire che la segretaria regionale della Cgil Funzione Pubblica, Assunta Motta, sia una che le manda a dire. La sindacalista ce l’ha col premio di 156 mila euro appena assegnato dal direttore generale Carlo Emanuele Pepe al direttore amministrativo Giuseppe Olivi e al direttore tecnico scientifico Paolo Rocca dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, che com’è noto è gravata da un debito plurimilionario.
«Mentre loro si danno il premio, ai 910 lavoratori, alcuni dei quali avanzano arretrati da 10 anni, sono chiesti sempre nuovi sacrifici - continua Motta -e stupisce la gratuità di motivazioni circa il riconoscimento di una così lauta ricompensa. Sono freschissimi i ricordi delle lotte contro il “Piano di riorganizzazione” questa amministrazione aveva come mandato politico: ridurre i debiti, causati dai soliti noti, riducendo e precarizzando le attività di tutela dell’ambiente e di prevenzione della salute. Le lavoratrici e i lavoratori hanno subìto i trasferimenti, la perdita di professionalità, il declino di immobili e attrezzature e stanno assistendo al caos organizzativo che porta a rischiare il futuro delle attività dell’Agenzia. Ora - conclude la segretaria Cgil - anche l’ennesimo oltraggio nei confronti di chi aspetta un riconoscimento contrattuale da 6 anni o, ancora peggio, degli arretrati bloccati da anni mentre: i direttori di aera dell’Agenzia si auto-riconoscono il merito e lo consacrano con un premio annuo pari al 20% di quanto già guadagnato negli anni 2011, 2012 e 2013».
La Cgil chiede alla Regione di intervenire, bloccando il premio «in nome della assoluta necessità di razionalizzare le spese dell’Agenzia», ma secondo il direttore generale Pepe la vicenda sarebbe un po’ diversa: «Innanzitutto c’è un problema di metodo: la Cgil strumentalizza in piena campagna elettorale questa vicenda, tentando di mettere pressione all’Agenzia che proprio con il sindacato sta trattando in questi giorni una questione risalente addirittura al 1999. Ci sono posizioni diverse al riguardo ma non è così che la Cgil può sperare di ottenere quel che vuole. Venendo al merito - continua Pepe - Motta si scorda di dire che il sottoscritto, come i direttori generali delle Usl, nel 2010 si è visto lo stipendio ridotto del 20% e dallo stesso anno non riceve la parte variabile della retribuzione, il “premio”. Come me, dal 2010 anche i miei più stretti collaboratori, Olivi e Rocca, non hanno mai ricevuto il premio, che invece è stato riconosciuto anno dopo anno ai dirigenti e ai dipendenti che ne avevano diritto, e questo proprio perché la priorità è stata data alla riduzione dei debiti, non a caso passati da 57 a 23 milioni di euro. Ora ho deciso di corrispondere a loro, non a me, il dovuto per il solo anno 2011, com’è già stato fatto nelle Usl per i direttori sanitari e amministrativi. Dov’è lo scandalo? Sono soldi dovuti per contratto che arrivano con 4 anni di ritardo...».
Ed è stato di agitazione anche a Veneto Nanotech, dove su 49 tra dipendenti e collaboratori, ben 12 hanno un contratto in scadenza al 31 maggio e altri 5 nei mesi immediatamente successivi. «Se entro fine mese non verrà chiusa l’operazione di ricapitalizzazione per 2,8 milioni di euro - avverte la Cgil -, lo scenario più plausibile sarà quello della messa in liquidazione della società».