Corriere di Verona

Dodoni: «Mi scoccia l’assenza di Sala Mi aggrappo a Toni»

- Matteo Fontana

Il settore si chiama «Curva Privata Famiglia Dodoni». Segni particolar­i: «Genitori abbonati per quasi mezzo secolo. Il figlio, che sarei io, “battezzato” al Bentegodi all’età di due anni, mi pare fosse un Verona-Ascoli, in coda tre ore prima del fischio d’inizio, il paradiso delle famiglie allora era in curva Nord . Regola di mia madre: “Chi tifa Chievo non entra in casa nostra”. Sono stato educato giusto». L’educato giusto è Marco Dodoni, 42 anni, veronese di Quinzano, 5 volte campione italiano nel lancio del peso. «Oggi lavoro all’aeroporto tra dogana e arrivi. I tempi dell’atleta profession­ista sono finiti. Ai box da 10 mesi causa infortuni ma conto di rientrare a breve per puntare ai Nazionali. Intanto, nell’attesa, dobbiamo vendicare il derby d’andata…». Il derby d’andata, già… «Mai visto partita più brutta. Giocavano per pareggiare. Il gol di Paloschi in fuorigioco, poi… Per mentalità e cattiveria, se siamo l’Hellas del 2-0 al Napoli non ce n’è per nessuno. E poi, dai, sono entrambe salve: devono sbattersen­e della classifica e duellare per vincere, coltello tra i denti e in soffitta il solito schema difesa-contropied­e. Se potessi scegliere vorrei un 4-3-3 vero, con Gomez che non torna a fare il terzino e Jankovic stile-Genoa: lui dalla metà campo in su è devastante, se lo fai ripiegare si stanca. Più che altro mi girano le balle per la squalifica di Sala, passi Marquez ma nel derby un’agonista come Jacopo ci stava alla grande». Bilancio dell’annata? «Meglio una squadra che resta in A o una squadra che regala spettacolo e scende giù? Si sono visti partitoni fotonici e brutte prestazion­i, Mandorlini a volte è un po’ troppo difensivis­ta, però alla fine ti sei salvato con due mesi d’anticipo e nello sport conta il risultato. Che poi: l’anno scorso avevamo tre mostri come Romulo, Iturbe e Jorginho, potevi beccare valanghe di gol e non te ne fregava niente perché tanto ne segnavi una marea. Stavolta il problema della difesa lo senti di più, chiaro. Difatti rendiamo grazie a quel signore di quasi 38 anni…». Luca Toni… «L’uomo che ci ha salvato le chiappe. Prima o poi dovremo immaginarc­i un Verona senza di lui. Ma se resta Mandorlini, e mi pare giusto, resta anche il bomber, almeno per un altro anno. Perché il buon Luca sa che con Mandorlini gioca anche su una gamba sola». E il Chievo? « Chi, i pandorini? Il più grande giocatore del Chievo è Maran. Ha cambiato volto alla squadra e adesso fanno punti dappertutt­o: segnano poco ma quando segnano vincono le partite». Stadio o tv? «Devo sentire mia moglie. Quando salimmo dalla C alla B, per la gioia, scrostai il muro a forza di pugni. Forse mi preferisce comunque a casa…».

«Nel derby io punto tutto su Riccardo Meggiorini. Per corsa e resistenza sarebbe un bel quattrocen­tista. Deve avere ottime fibre bianche nelle cosce e me l’immagino a Veronello che s’ammazza di ripetute. Ma adesso basta, sennò divento tecnica e tediosa…». Manuela Levorato è la signora della velocità italiana. Veneziana di Dolo, trapiantat­a a Padova, 38 anni, s’è ritirata da poco dopo due bronzi europei e 17 titoli italiani assoluti. Lei e Dodoni hanno trascorso un sacco di tempo assieme in Nazionale. «Il grande Marco… anche se siamo rivali mi piacerebbe ritrovarmi con lui al Bentegodi, un giorno, per vedere il derby insieme». Aspetta e spera: Dodoni è figlio dell’Hellas, Levorato invece tifa Chievo dal 2001, l’anno in cui l’Italia s’accorse della banda di quartiere e lei, dopo un’intervista-outing alla Gazzetta («nasco milanista ma adoro il Chievo») fu inviata a seguire i Mussi Volanti dal programma «Quelli che il Calcio». Pronostico? «Sarà un derby bellissimo, due squadre tignose, rognose, pressoché appaiate in classifica. I nostri segnano poco ma difendono da dio. E poi pedalano come razzi fino al 90esimo, si vede che alla base c’è una bella preparazio­ne atletica. Sul pronostico però passo, è colpa della superstizi­one. Cerca di capirmi: sono una che per 20 anni s’è portata a ogni gara un ippopotamo-pupazzo, una volta l’ho dimenticat­o a casa e sono tornata indietro per recuperarl­o altrimenti non potevo

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Lancio del peso Marco Dodoni

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