Tezenis, ultima chiamata Boni: «Ai playoff un calo fisico può essere letale »

Cucù: chi c’è, batta un colpo. La Verona dei canestri guarda col fiato sospeso al PalaMoncada: ore 20.30, palla a due di gara 4, la Scaligera Basket contro Agrigento, il quarto di finale più agitato e sorprendente dei playoff di A2 recita 2-1 per i siciliani e match-point in mano a Dudzinki e soci. L’orologio concede 40 minuti per allontanarsi dal burrone. Ricapitolando: in tre duelli, Agrigento ha quasi sempre condotto; Verona somma 222 punti, gli uomini di Ciani 234; la Tezenis tira col 44% dal campo e un misero 29% da tre (20/70), la Moncada spara rispettivamente col 47,6% e il 38,3%. Della serie: Houston, abbiamo un problema. La capolista è in tilt? Tra quelli che stanno maturando un’idea c’è Sandro Boni, 51 anni, ex pivot gialloblù dal ‘ 93 al ‘ 99, oggi ds del Villafranca. «L’impressione è che probabilmente la squadra sia un po’ scarica sul piano fisico e mentale. In una stagione, purtroppo, ci sta. Non sai quando può capitarti, ma cali un attimo e di conseguenza la testa non funziona al cento per cento: vorresti fare certe cose ma le gambe dicono altro. E da ex giocatore so bene che un calo fisico coincidente coi playoff diventa un problema, perché tutto il gruppo ne risente». Appunto. «Nel caso di Verona non sembra un episodio isolato a uno o due giocatori». Vedi l’mpv Monroe che fatica da bestia su Dudzinki, idem Umeh con Williams, ma anche quel De Nicolao cui sembra sfuggire di mano lo spartito. «A onor del vero, Agrigento pare una squadra in ottima forma». Già. E un cambio di gioco, in extremis, non somiglia alla soluzione migliore. «Quando hai improntato per tutto l’anno un tipo di gioco ben definito - riflette Boni - stravolgerlo nelle fasi finali è improduttivo». E dunque la morale è quella lì: «Niente è perduto. Però, dopo una gara 3 dove non sei stato quasi mai in partita, diventa tutto molto difficile». Altri 40 minuti, allora: Verona può rimettersi in piedi oppure sciogliersi al sole della Sicilia. (m.s.)