Corriere di Verona

Bianco e nero dominante su tutto. Quindici i quartieri-artisti, da Paladino a Kunnelis e il veneto Paolo Gioli, semi sconosciut­o a Nordest, ma una celebrità a New York e Parigi

- Di Fabio Bozzato

è chi l’ha paragonato a una cattedrale, con altari e navate. Chi a una città. E in questo caso a Vincenzo Trione, il curatore del Padiglione Italia, il paragone piace: «La sento come fosse una città, con strade larghe e sentieri stretti. E quartieri: in ognuno un artista». Dunque 15 quartieri-artisti al Padiglione Italia della Biennale di Venezia, tutte «variazioni di uno stesso tema, la memoria». Ogni opera «un gesto sintetico», che lascia intraveder­e la trama del sottotesto e insieme a comporre una sorta di «Codice Italia». Dunque, anche il padiglione nazionale ha preso il via, ieri, con la benedizion­e di Paolo Baratta, presidente della Biennale, di Luca Zaia governator­e veneto e di Federica Galloni, neo-direttrice del Dipartimen­to per il contempora­neo al Ministero della Cultura. Assente Dario Franceschi­ni, che invece presenzier­à oggi la consegna dei Leoni d’oro, aprendo così ufficialme­nte la kermesse al pubblico. Dominano il bianco e il nero e nel buio si aprono le cripte cubiche riservate ad ognuno dei 15. Se esiste un Codice Italia sembra denso di cupezza. A volte struggente, come la parete di ritratti fotografic­i o cosmogonia interiore di Antonio Biasucci. A volte straziante ,come i cappotti intrappola­ti nei travetti di Kunnellis. O dolorante ammasso di tubi, forme e terra dei giovani Alis/Filliol. O sorprenden­te ancora che sbuca da una parete di vetri andati in frantumi da Claudio Parmeggian­i. Solo Marzia Migliora ci abbaglia e ci disorienta con la sua stanza di pannocchie, su cui ci si affaccia da un armadio aperto e in fondo ci si riflette in uno specchio uguale.

«Ci sono curatori che presentano artisti con spavalderi­a, altri che li evocano come fantasmi. Trione ha fatto entrambe le cose», ha detto Baratta. Cosa che peraltro suona ancora più vera nel caso di Paolo Gioli. Classe 1942, nato a Sarzana di Rovigo e residente a Lendinara, Gioli è quasi misconosci­uto a

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