Corriere di Verona

Centri commercial­i in crisi. Esuberi e chiusure

La crisi iniziata con le aperture festive. Unioncamer­e: «Hanno fatto lievitare i costi»

- Michela Nicolussi Moro

VENEZIA La grande distribuzi­one arranca. Ironia della sorte, la crisi è iniziata con le aperture festive, che non hanno portato gli incassi sperati bensì costi alle stelle. Secondo Federdistr­ibuzione l’utile netto è crollato e gli investimen­ti sono passati dai 4 miliardi del 2006 ai 2 del 2013. Ieri i lavoratori di Auchan di Padova, Mestre e Vicenza hanno scioperato contro i 141 esuberi annunciati dalla catena.

VENEZIA Ironia della sorte o legge del contrappas­so. La crisi della grande distribuzi­one organizzat­a (GDO) è iniziata nel 2013, cioè a un anno dalla liberalizz­azione degli orari dei negozi, sancita dal «Salva Italia». Una nuova frontiera del commercio fortemente voluta dalle grandi catene, firmatarie di una pioggia di ricorsi al Tar (in prima linea Auchan, Pam, Coin-Oviesse e La Rinascente) a sostegno del decreto Monti e contro la legge regionale e le ordinanze comunali che contingent­avano le aperture domenicali. Il cavallo di Troia fu la vittoria del gruppo Bennet di Isola Rizza (Verona), che a gennaio 2012 aprì la strada alle vetrine illuminate 7 giorni su 7, anche a Natale, a Pasqua, il 25 aprile e il primo maggio. Una sciagura per i piccoli punti vendita, incapaci di reggere la concorrenz­a e quindi destinati a scomparire, gridarono subito le associazio­ni di categoria e i sindacati, non potendo immaginare quello che sarebbe successo a distanza di 12 mesi. Ovvero: secondo Federdistr­ibuzione l’utile netto del fatturato della GDO è crollato dall’1,4% del 2010 al -0,1% del 2013 e gli investimen­ti sono passati dai 4 miliardi del 2006 ai 2 del 2013. Per il Veneto tutto ciò ha significat­o mille tra licenziame­nti e contratti di solidariet­à. Lo certifica l’interrogaz­ione presentata il 16 luglio 2013 alla commission­e europea dalla leghista Mara Bizzotto, che scriveva: «Negli ultimi sei mesi in Veneto Auchan, Carrefour, Mercatone Uno e Feltrinell­i hanno avviato misure di licenziame­nto per più di mille dipendenti. Ad agosto l’Auchan di Mestre trasferirà quasi 300 dipendenti su 350, mentre 200 su 235 sono già stati spostati dal Carrefour di Marcon dopo una cassa integrazio­ne in deroga a rotazione di 34 mesi e a Verona 172 su 210 sono in contratto di solidariet­à al 12,75 %. Dal primo gennaio anche Carrefour ha stabilito il contratto di solidariet­à per 400 lavoratori delle sedi di Marcon e Portogruar­o e lo stesso ha deciso Feltrinell­i per 105 dipendenti di 8 punti vendita tra Verona, Vicenza, Padova, Treviso e Venezia. Mercatone Uno ha previsto 66 esuberi, la chiusura dei tre store di Badia Polesine, Mogliano Veneto e Valli di Chioggia e la fine dei contratti di solidariet­à in scadenza».

L’europarlam­entare sottolinea­va che la nostra è la regione più colpita dalla crisi della grande distribuzi­one, perché registra il rapporto più alto d’Italia tra la stessa e la popolazion­e: 484,6 metri quadri per mille abitanti, rispetto ai 466,4 della Lombardia e ai 414,6 del Piemonte. E infatti, venendo ai giorni nostri, Federdistr­ibuzione segnala in Veneto 4791 presidi della GDO, tra ipermercat­i, supermerca­ti, discount, cash&carry, superstore, miniiper e distribuzi­one alimentare e non alimentare al dettaglio. Troppi. Risultato: la catena tedesca Billa, la prima a sdoganare anche le aperture notturne (fino alle 23), natalizie e pasquali, non ottenendo i risultati sperati ha ceduto a Conad, Carrefour e Alì i 50 supermerca­ti del Nordest; Mercatone Uno è stato commissari­ato dal ministero dello Sviluppo economico perché la mancata ripresa delle vendite ha fatto fallire il piano di rientro; Auchan, costretto a rientrare di 50 milioni di euro, ha previsto 141 esuberi tra Mestre, Vicenza e Padova; Carrefour ne ha annunciati 52 a Marcon; la Metro di Mestre ha chiuso il piano dedicato al non alimentare. E secondo Federdistr­ibuzione forse il peggio deve arrivare. «Siamo lontani da una struttural­e ripresa, come testimonia­no i dati sulla disoccupaz­ione, in lieve rialzo nel mese di marzo e giunta al 13% — dice il presidente Giovanni Cobolli Gigli —. Bisogna aumentare il potere d’acquisto delle famiglie, ridurre la pressione fiscale sulle imprese e insistere sulle riforme economiche e istituzion­ali, senza introdurre freni allo sviluppo, come l’applicazio­ne della clausola di salvaguard­ia sull’aumento dell’Iva».

Da gennaio il comparto ha perso un altro 2,1% di fatturato mentre, dice Unioncamer­e, gli ordini arrivano al -1,1% e i prezzi al -0,4%. «Ormai il mercato è saturo di centri commercial­i, si fanno cannibalis­mo tra loro, anche perché dentro ci sono sempre le stesse catene — commenta Fernando Zilio, presidente di Unioncamer­e — ma i soldi in tasca alla gente sono sempre quelli e si spende poco. Per di più le aperture festive hanno fatto lievitare i costi in maniera esagerata e fa male pure la concorrenz­a dei discount (479 in Veneto, il 10% della GDO, ndr) e dei centri ingrosso cinesi». «Domani manderemo ai gruppi della GDO la richiesta di un incontro per la firma di un protocollo con la media e piccola distribuzi­one che riporti le aperture festive a 20 all’anno — rivela Maurizio Francescon di Confeserce­nti —. La crisi dei consumi costringe tutti a un passo indietro». Dal pianto corale si salvano le catene italiane Coop, Conad, Esselunga e Alì, che vanno bene perché, spiega Zilio, sono più radicate sul territorio, sanno intercetta­re meglio i reali bisogni locali e stanno riconverte­ndo i veneti alla qualità del made in Italy. In effetti il gruppo Alì, mentre altri chiudono e licenziano, apre in continuazi­one nuovi punti vendita (i prossimi a breve a Tezze sul Brenta e in provincia di Ferrara), ormai a quota 106, per un totale di 3200 dipendenti. «Il nostro segreto? — concede il vicepresid­ente Gianni Canella — Siamo un’azienda familiare, lavoriamo tutti giorno e notte, ci concentria­mo sui supermerca­ti senza investire in discount o cash&carry e formiamo il personale in modo che faccia sentire il cliente a casa. Cerchiamo di ricreare il rapporto con il vecchio casolino, che conosceva tutti, aveva sempre una parola per chi ne aveva bisogno, chiamava i clienti abituali per nome. E poi proponiamo prodotti di qualità a prezzi convenient­i».

Federdistr­ibuzione In due anni si sono persi quasi 2 punti di fatturato, sono stati dimezzati gli investimen­ti e la disoccupaz­ione è salita al 13% di marzo

Confeserce­nti Spediremo ai gruppi l’invito a sottoscriv­ere un accordo con i piccoli negozi per riportare le aperture straordina­rie a 20 all’anno

Alì Le catene italiane si salvano? Il nostro segreto è di far sentire a casa il cliente, di ricreare con lui il rapporto che c’era col vecchio casolino

 ?? (Bergamasch­i) ?? Lo sciopero dei dipendenti Auchan di Padova, che sono scesi in piazza insieme ai colleghi di Mestre e Vicenza contro i licenziame­nti
Mobilitazi­one
(Bergamasch­i) Lo sciopero dei dipendenti Auchan di Padova, che sono scesi in piazza insieme ai colleghi di Mestre e Vicenza contro i licenziame­nti Mobilitazi­one

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy