Corriere di Verona

MULTA IN ZTL «PORTAVO PAPÀ» MA ERA MORTO

Il genitore era deceduto da un mese. Il figlio denunciato per truffa

- di Angiola Petronio

Hapresenta­to il suo pass e la sua carta d’identità. «Quel giorno sono passato in Ztl perché portavo mio padre che è disabile». Così ha motivato il ricorso alla multa un automobili­sta romano. Ma dagli accertamen­ti è risultato che il genitore era morto un mese prima.

VERONA Qui l’adagio può essere uno solo. Ed è «chi la fa, l’aspetti». Perché quando nell’era delle banche dati, di internet e delle informazio­ni in tempo reale pensi di fregare la pubblica amministra­zione, due sono le cose: o sei molto bravo a celare la malefatta o cadi inesorabil­mente nella rete. Invece di pagare i 94 euro comprese spese di procedura e di spedizione postale che ti vengono appioppati quando passi in orario vietato per la Ztl, adesso un automobili­sta romano si vedrà costretto a pagarne più del doppio, vale a dire 200. E, come se non bastasse, dovrà rispondere dei reati di falsità materiale, falsa attestazio­ne a pubblico ufficiale e pure truffa ai danni del Comune di Verona. Che, a livello penale, non sono esattament­e dei bruscolini.

Il tutto per aver voluto fare il «furbetto» con il solito metodo del pass disabili. Lo stesso attestato che, quando si è visto recapitare la multa scaligera a casa per essere passato con la sua Mercedes senza averne diritto da via Malenza, il romano ha prontament­e estratto dal cruscotto. Oltre al pass ha allegato al ricorso anche la carta d’identità dell’intestatar­io del tagliando. Vale a dire suo padre, che il romano ha dichiarato essere quel giorno sull’auto a Verona per una visita a un cugino. Fotocopiat­o il tutto, ha pensato bene di rivolgersi alla prefettura tramite raccomanda­ta, inviata anche al comando della polizia municipale per farsi revocare la sanzione. E fin qui tutto lecito. Peccato che quando si presenta un ricorso vengono ovviamente fatte delle verifiche. Giustappun­to quello che è accaduto. L’ufficio contravven­zioni ha fatto un semplice accertamen­to con l’Agenzia delle Entrate e, voilà, ecco la furbata. Il pass e il documento d’identità erano assolutame­nte veri. Peccato che il povero padre del suddetto automobili­sta fosse passato a miglior vita giusto un mese prima che il figliolo ne utilizzass­e i tagliandi per la bravata veronese. Insomma, quel giorno in via Malenza, sulla Mercedes romana c’era un fantasma. Adesso, per non voler pagare quelle 94 euro di sacrosanta multa l’automobili­sta dovrà bazzicare le aule di tribunale e sborsare ben più di quello che tentava di non pagare.

L’uso indebito dei pass disabili - in particolar­e dopo il loro decesso - è una pratica che, usando un gioco di parole, è alquanto «dura a morire». Una settimana fa era stato beccato un padovano che, residente in centro a Verona, per non smazzarsi troppo nella ricerca di un parcheggio regolare per il suo Porsche Cayenne sventolava sul cruscotto il tagliando intestato al padre, passato a miglior vita quattro anni fa. Nel primo trimestre del 2015 la polizia municipale ha effettuato 361 accertamen­ti sui permessi per chi denuncia disabilità. Dieci sono stati ritirati per utilizzo indebito, tre per permesso scaduto.

Ma nonostante tutto, c’è chi ancora si ostina a utilizzare il «caro estinto» per facilitars­i la vita. O, meglio, la strada. Quella che, con i controlli incrociati, porta dritto in procura.

La multa Al posto di 94 euro adesso ne dovrà pagare 200

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Gli ingressi Un varco della Ztl. L’automobili­sta romano è passato a marzo da via Malenza ed è stato «catturato» dalle telecamere. Poi gli è stata inviata la contravven­zion e da 94 euro per cui ha fatto ricorso

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