Gran festa Agsm vittoria a Ravenna ed è quinto scudetto
Grande festa per l’Agsm che conquista lo scudetto in Romagna
La festa la fa partire Patrizia Panico. Mancano due minuti al 90’. L’Agsm Verona è in vantaggio, a Ravenna, con il San Zaccaria, ma l’ansia non se ne va ancora. Già, perché le gialloblù stanno vincendo 2-1, sono a un micron dallo scudetto del calcio femminile, però non riescono ancora a chiuderla. E, si sa, il pallone è una brutta bestia, capace di punirti con beffe atroci quando proprio non te lo meriteresti. E poi arriva lei, il centravanti che in carriera ha segnato vagonate di gol e che ha una bacheca in formato extra-large, per farci stare tutti gli allori che ha conquistato. Guarda la Tamperi, il portiere del San Zaccaria, e la batte. Adesso sì che è fatta: sussultano i duecento tifosi che hanno seguito in Romagna il Verona, sobbalza la panchina dell’Agsm, con in testa quel Renato Longega che è un guru, tanto da meritarsi, ai tempi in cui la squadra aveva la sede a Bardolino, l’appellativo di Ferguson del Garda. Come sir Alex, Longega sa soltanto vincere. E, quando non lo fa, programma per tornare a riuscirci. Mancava da sei anni, lo scudetto, a Verona.
Il quinto della storia, quello incamerato con il tris di Ravenna. Aveva, di fatto, solamente un risultato a disposizione, l’Agsm, che in classifica partiva con un punto in più del Brescia, pure in trasferta, contro la Res Roma. Prevedibile che le lombarde, tricolori in carica, si imponessero, nella capitale, e infatti è così: 1-0. Ma Verona può infischiarsene e dare il via alle celebrazioni. D’altronde lo sprint era stato immediato.
Al 1’ segna Tatiana Bonetti, al 9’ raddoppia Melania Gabbiadini. Tutto in discesa, pensi, e già senti risuonare l’inno alla gioia. E invece scopri che non sarà come dormire su un letto di rose, vincerlo, questo scudetto. Basta un’indecisione difensiva per rimetter in corsa il San Zaccaria, con la Gaburro che infila il gol che riduce le distanze e accende qualche plausibile preoccupazione, al 32’ del primo tempo. C’è molto da giocare e le trappole sono ovunque. Per disinnescarle occorre il timbro finale, il sigillo che completi il rituale dell’incoronazione. Va all’assalto, Verona, e il San Zaccaria, francamente, non ha nemmeno mezza occasione per mandare in tilt il flipper dell’Agsm, che, invece, fa incetta di chance per mettersi al riparo dalle sorprese e dilagare. Eppure sembra che non debba materializzarsi mai, quel gol. Dopo, è l’ora della Panico, del 3-1 scacciafantasmi.
Soprattutto, è l’ora di Verona. L’ora per rendere omaggio a una regina che si presenta al giorno più bello ricolma di gioielli, con un attacco che è una raffica, 110 reti fatte. Con campionesse esperte, dalla stessa Panico alla Gabbiadini e alla Fuselli, e con loro la Carissimi e la Squizzato, combinate, in un mix efficacissimo, con giovani che già sono più che delle emergenti. Il caso è quello della Gelmetti e della Marconi, ma l’elenco non si esaurisce qua. La Bonetti, la Di Criscio, e la Salvai, la Ledri. Il futuro del Verona delle donne è già scritto, e non si ferma ad uno scudetto che è una sfilata di magie.
Cavalacata Verona è riuscita a mantenere nelle ultime gare il vantaggio di un punto su Brescia