I cattolici Pd, monsignor Zenti e il caso Lavarini
Il caso dell’appoggio alla candidata di Zaia. Il sindaco: «Il voto è libero»
VERONA « Endorsement » all’americana o appoggio su alcune tematiche che non sono esclusiva di nessun partito? Si discute, all’interno del mondo dell’associazionismo cattolico veronese, sul caso originato attorno alla candidatura, nella lista Zaia, di Monica Lavarini, già ex consigliere comunale nella lista Tosi e leghista. La sua conferenza stampa di presentazione, con vari esponenti «di peso» dell’associazionismo cattolico non era passata inosservata. E negli ambienti vicino alla curia si mormorava anche di «endorsement», ovvero di un dichiarazione vera e propria a favore della candidatura Lavarini, in arrivo. L’altro giorno il vescovo Giuseppe Zenti ha spiegato: «Sostengo il progetto dietro alla candidatura: attenzione al sociale debole e alle scuole cattoliche».
Parola che, per alcuni consiglieri cattolici del Partito Democratico, meritano un ulteriore chiarimento. Tanto che hanno inviato allo stesso vescovo una lettera «personale» - e quindi dal contenuto riservato - su questo tema. «Vogliamo solo capire - spiega Luigi Ugolini, consigliere comunale democratico ed ex segretario delle Acli di Verona - di che natura sia il sostegno a questa candidatura. Non c’è da stupirsi se esponenti della Chiesa, tra cui anche il vescovo, vogliano mettere in evidenza tematiche che stanno particolarmente a cuore ai cattolici. Un altro conto, però, è l’appoggio ad una singola candidatura».
Sul tema, ieri, è intervenuto anche il sindaco Flavio Tosi, candidato presidente alle Regionali, con cui Lavarini (da lui nominata a capo degli Iciss, gli istituti civici di assistenza sociale) ha rotto qualche mese fa. «Anche il vescovo è un cittadino elettore - ha dichiarato e come tale è perfettamente legittimo che esprima le sue preferenze in vista delle elezioni. La cosa non mi scandalizza, il voto è libero». Ma c’è chi fa notare, pur sommessamente, che temi come l’appoggio alle scuole cattoliche e attenzione ai poveri non è appannaggio di un solo candidato. «Sono convinto che il vescovo Zenti intendesse fare proprio questo - dice Edoardo Tisato, centrista di lungo corso e già membro della consulta laicale (dove ora siede la Lavarini) - sottolineare due questioni che non possono non interessare i cattolici. E che sono nel programma anche di altri candidati consiglieri che corrono in altre liste. Appoggiare un singolo è un’altra cosa e su questo la Chiesa è ben più restia: del resto sono anni che si incoraggiano i cattolici a fare politica in piena libertà di coscienza, con i partiti o movimenti che ritengono più legittimi». È questa anche l’opinione di Don Stefano Origano, fino a qualche mese fa direttore della Scuola di formazione sociale e politica della diocesi. «Tra i cattolici in politica - spiega - c’è molta attenzione a temi particolari, oltre a quelli della scuola e del sociale, già citati, c’è anche il lavoro. Ognuno traduce l’insegnamento del Vangelo e della Chiesa in pratica secondo come ritiene giusto e coerente: nessuno può reclamarne l’esclusiva».