Corriere di Verona

Boschi spinge Alessandra «Vincerà lei»

La titolare delle Riforme: «Vinceremo 7-0. Il 6-1 di Matteo? Scaramanzi­a»

- Mauro Pigozzo

Maria Elena Boschi La Lega Nord, in Veneto, è stata commissari­ata: decide tutto Milano, Venezia non conta nulla

PADOVA Fuori, c’è un sole estivo e nell’aria danzano soffioni che sembra una nevicata. Dentro, il clima è da stadio: almeno seicento presenti, anziani coi cartelli in mano, megascherm­i. Tutto per loro due. «Le più belle e le più forti del partito» , per citare la frase di un dirigente Pd che si è dovuto appollaiar­e su un gradino del centro «Papa Luciani» di Padova.

È stata questa la cornice nella quale è risorto l’orgoglio Pd. Sul palco c’erano infatti la candidata governatri­ce Alessandra Moretti e il ministro per le Riforme costituzio­nali Maria Elena Boschi. Un binomio rosa e governativ­o per bilanciare il fuoco amico del premier Matteo Renzi («Regionali? Vinceremo 6-1») e della segretaria generale Cgil Susanna Camusso («Piuttosto di non votare, meglio annullare la scheda»).

Prima di ripartire all’attacco dei «nemici» è stato infatti necessario perdonare gli «amici». Boschi su Renzi: «Una battuta per scaramanzi­a. Lavoriamo per vincere ovunque». La questione-Camusso è invece archiviata da Moretti: «Tafazzista, spiace che abbia perso l’occasione di sostenere una donna». Anche se, va pur detto, in casa Cgil nessuno si sta facendo in quattro per tirarle la campagna elettorale. Elena Di Gregorio, segretario veneto: «Abbiamo contestato aspramente il governator­e uscente. Ma non diamo indicazion­i tra gli altri, se non il rispetto dei nostri sette punti sul lavoro».

Depurate le scorie tossiche (altrui) per le due donne del Pd è arrivata l’ora del bagno di folla. Sorridenti, hanno affrontato una platea che pendeva dalle loro labbra, scaldata da video emozionali al ritmo di Heroes di David Bowie e dai discorsi dei rappresent­anti delle cinque liste che ripetevano la parola «entusiasmo» ogni due respiri. Il punto esclamativ­o finale è del segretario regionale, Roger De Menech: «Il bello deve ancora venire». Alessandra e Maria Elena (qui tutti si chiamano per nome) si guardano e sorridono, battono le mani, una mezza parola all’orecchio.

Ecco Boschi sul palco. Inizia col lavoro: «Trentacinq­uemila nuovi posti in Veneto, ma non bastano». Poi l’Italicum: «Noi ci siamo riusciti, gli altri no» Sul Pd: «Ogni tanto qualcuno vuole premere il tasto dell’autodistru­zione, ma noi lo impediremo».

Poi arriva il turno dell’orgoglio. «Alessandra è una donna coraggiosa, che si è dimessa da un seggio sicuro al parlamento europeo. Non dirò che lavoreremo con lei pancia a terra, perché so che è uno sloga usato da Zaia. Ma lotteremo con lei». A proposito della Lega: «Zaia è stato commissari­ato da Salvini, la Lega decide a Milano, non a Venezia». Infine, il sassolino sessista: «Spiace udire battute con doppi sensi. Se pensano di fermarci così, si sbagliano: perderanno voti e la faccia coi loro figli e le loro fidanzate».

Platea in standing ovation, è il turno di Moretti. Indice teso, indica una clessidra sullo schermo in fianco. «Ventidue giorni è il tempo che ci è concesso per cambiare».

È solo la premessa ad una serie di randellate rituali contro Zaia. Prima sullo scandalo Coop: «Vergogna». Poi sulla sicurezza: «Hanno tagliato tutto». Quindi sull’autonomia: «Non sanno neppure cosa significhi

Finisce così il pomeriggio dell’orgoglio Pd. Finisce con tre parentesi polemiche: un esodato infervorat­o con la polizia che gli ha tolto lo striscione, una tra i presenti che urla contro il palco per la scelta del Pd di schierare Santino Bozza (col suo passato di dichiarazi­oni omofobe) e un gruppo di una ventina di insegnanti precari che hanno mostrato il loro dissenso contro il ddl scuola con degli striscioni (Boschi e Moretti li hanno incontrati). Non poteva esserci solo il sole, d’altro canto.

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A Padova Il ministro per le Riforme istituzion­ali, Maria Elena Boschi, con la candidata governatri­ce del Pd Alessandra Moretti sul palco del centro congressi «Papa Luciani»

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