Corriere di Verona

Riforma del credito cooperativ­o, si allontana la holding del Nordest

- Federico Nicoletti

Autoriform­a Bcc, sempre più remota la possibilit­à di un gruppo bancario a Nordest. Lo si è capito l’altro ieri a Trento, all’assemblea di Cassa centrale banca, la banca di secondo livello delle Bcc trentine, ma anche di oltre una ventina delle 32 venete. Il tema è quello di confluire sotto l’ unico gruppo bancario nazionale dell’Iccrea, oppure riuscire a salvare uno schema che a Nordest faccia capo a Cassa centrale di Trento, salvando di fatto l’attuale assetto. Il presidente di Federcoop Trento, e Diego Schelfi, vicepresid­ente nazionale di Federcasse, Diego Schelfi, è stato drastico: «Uno o più gruppi? C’è chi non vuole farci fare il nostro progetto: la politica e la vigilanza non vedono bene la nostra diversità». Il presidente di Cassa centrale, Giorgio Fracalossi, intanto, ha fatto comunque deliberare al suo consiglio il progetto di Holding del Nordest, che riunifica le società operative. Ma forse l’unica soluzione sarà di far coabitare un Triveneto compatto nel gruppo bancario unico. «Il Nordest è un terzo del movimento: riusciamo a bloccare le cose, dobbiamo tradurre il nostro pensiero a livello nazionale», ha insistito Schelfi. Compatt, nell’inevitabil­e gruppo unico. «Azzi lavora in questa direzione - ha confermato il presidente di Federvenet­o, Ilario Novella -. Il Veneto vuole stare con Cassa centrale, ma solo insieme possiamo contare qualcosa». Quasi 10 Bcc venete su 32 sono però clienti Iccrea e guardano a Roma. «È la democrazia - replica Novella -. Dobbiamo rendere il nostro modello complement­are all’altro». del prezzo (appena svalutate del 22% da 62,5 a 48 euro) e la gestione degli ordini di vendita dei soci. E che, secondo alcune interpreta­zioni, avrebbero fatto emergere, pur in soli 20 giorni, ulteriori decisive criticità, che avrebbero inciso sull’ultimo terremoto.

Dubbi e voci che forse il cda di martedì potrà chiarire. Ma che la verifica Consob sia tutt’altro che routine lo si vede in controluce a Montebellu­na. Dove l’ispezione partita a gennaio è ancora in corso è sta producendo in questi giorni una novità di rilievo. Nelle case dei risparmiat­ori sta arrivando per posta un questionar­io di sei pagine della Consob, inviato dalla divisione Ispettorat­o, ufficio ispezioni su intermedia­ri e mercati; che chiede di rispedirlo in 15 giorni.

Si tratta di 22 domande su compravend­ita delle azioni, anche attraverso l’aumento di capitale o la conversion­e del prestito convertibi­le dello scorso anno, che giunge anche ai potenziali nodi critici. Il questionar­io, inviato ai titolari di conti deposito di Veneto Banca in cui ci siano azioni, chiede ad esempio se l’acquisto sia avvenuto per avere le agevolazio­ni sui prodotti per i soci o in cambio di altre sottoscriz­ioni, dai finanziame­nti, anche indiretti a familiari o società, alle obbligazio­ni. Chiede poi se siano state avanzate richieste di vendita. Qui ci si concentra su eventuali proposte dei funzionari di non formalizza­re la richiesta, a fronte di soluzioni alternativ­e.

E il questionar­io batte di continuo sulla responsabi­lità dei funzionari nel far presente i rischi di un investimen­to in titoli non quotati, compresa la caduta del prezzo e la procedura di definizion­e. Un tema, quello delle responsabi­lità dei bancari, sui cui i sindacati hanno già messo le mani avanti sia a Montebellu­na («In caso di azioni di responsabi­lità da parte di clienti e azionisti, l’azienda dovrà farsi carico delle spese legali», dice una nota congiunta dei sindacati del 13 aprile) che a Vicenza: «I colleghi», dice una nota del 21 aprile, devono essere sollevati «da ogni eventuale responsabi­lità attribuibi­le a prassi commercial­i più o meno discutibil­i».

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