La mina pensioni e il rischio di altre tasse per 16 miliardi
La sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato il blocco dell’adeguamento Istat delle pensioni di importo tre volte superiore il trattamento minimo, introdotto dal governo Monti per il biennio 2012’13, rischia di provocare un vero sconquasso nei nostri conti pubblici. Secondo alcune indiscrezioni giornalistiche, pare che la Ragioneria generale dello Stato abbia stimato in 19 miliardi di euro lordi l’importo da restituire ai 5 milioni di pensionati che sarebbero interessati da questa mancata indicizzazione. Se il governo dovesse rispettare fino in fondo la sentenza e restituisse questi 19 miliardi quest’anno, il rapporto deficit/Pil salirebbe al 3,9%: quasi un punto percentuale in più della soglia limite stabilita da Bruxelles. A livello regionale, nelle province di Venezia, Padova e Verona si concentrerebbe il 70% circa dei 300-350 mila pensionati veneti interessati dall’eventuale rimborso. Per disinnescare questa mina che rischia di far saltare il bilancio dello Stato, pare di capire che l’esecutivo voglia restituire solo una piccola parte di quanto illegittimamente trattenuto (al massimo 4-5 miliardi di euro), rateizzando l’importo in più anni e graduando i rimborsi a seconda del valore economico dell’assegno pensionistico percepito. Grazie a questa operazione, i vincoli di bilancio sarebbero rispettati, anche se correremmo il rischio di ritrovarci con lo stesso problema fra qualche anno, a seguito dell’ennesima impugnazione da parte di chi non otterrebbe la completa restituzione dell’adeguamento Istat. Ricordo, che nei giorni scorsi la Corte costituzionale ha stabilito che la sentenza deve essere applicata nei confronti di tutti. Un pericolo che dobbiamo correre, alla luce del fatto che i soldi per rimborsare tutti i pensionati interessati dalla misura introdotta nel 2011 dal governo Monti non ci sono. Detto ciò, non dobbiamo dimenticare che entro quest’anno il governo deve trovare altri 16 miliardi di euro per sterilizzare le clausole di salvaguardia previste per il 2016. Se non taglierà in misura corrispondente la spesa pubblica, dal prossimo anno rischiamo di subire l’ennesimo aumento delle aliquote Iva e una drastica riduzione delle agevolazioni fiscali a imprese e persone fisiche. Uno scenario che dobbiamo assolutamente scongiurare se vogliamo dar fiato ai timidi segnali di ripresa anche in Veneto.