Mandorlini festeggia le 500 panchine «Loro favoriti? Noi siamo l’Hellas... E non abbiamo paura di nessuno»
Nel dubbio ricorrente che, con scientifica regolarità, quando arriva la partita con il Chievo, prende possesso dell’ambiente dell’Hellas – derby sì, derby no –, nelle conversazioni a tutto pallone tra piazze e bar, Andrea Mandorlini non indugia e si schiera con l’opinione di chi ritiene che la stracittadina non abbia certe fattezze: «Il vero derby, per i nostri tifosi, è con il Vicenza. Non è un derby alla pari perché questo racconta la storia, anche se in questi anni loro sono stati più spesso in A di noi», dice il Grigio.
Sull’altro piatto della bilancia, tuttavia, ci va un’altra osservazione uguale e contraria: «Questa è una gara molto sentita. Ed è un orgoglio per la città avere due squadre in Serie A».
Nelle parole di Mandorlini ritorna il perenne pigia-pigia che viene dalla constatazione della ridotta tradizione della sfida, contrapposta al dato ineluttabile che dice di quanto il Chievo sia diventato, negli anni, un più che legittimo rivale interno del Verona. Dal 1994 sono stati giocati tredici derby – suvvia, chiamiamo le cose con il proprio nome – e soltanto nel 2001-2002 l’Hellas si presentò al via con una classifica con meno punti della formazione della Diga.
Luca Toni, in settimana, anche per queste ragioni ha indicato nel Chievo il favorito d’obbligo per l’incrocio di oggi. Mandorlini ci pensa su e fa: «Noi siamo il Verona. Non siamo secondi a nessuno». Un giro di carica che accende la partita, sulla scorta, pure, di una sequenza di risultati che riferisce che nelle tre gare contro il Chievo con Mandorlini in panchina l’Hellas ha perso per due volte: la prima, un anno e mezzo fa, con la stoccata sul gong di Lazarevic. La seconda, a dicembre scorso, con il colpo oltre la linea del fuorigioco di Paloschi. Tra le due sconfitte, la vittoria firmata da Toni un aprile fa. Insomma, al tirar delle somme, ecco un Mandorlini che, nuovamente, «scalda» il Verona: «C’è rivalità. E vogliamo fare una grande gara. Non temiamo nessuno». Detto questo, non mancano i riconoscimenti per il lavoro di chi sta sull’altro lato dell’Adige. Rende onore, Mandorlini, a Rolando Maran: «Sono davanti a noi e giocano con grande aggressività. Con Maran mi complimento per quel che ha saputo fare. E i complimenti li merita in generale il Chievo, come noi, per aver raggiunto l’obiettivo della salvezza con largo anticipo». Duello leale, duello comunque elettrico, quello del Bentegodi. In Serie A non c’è mai stato un pareggio tra Hellas e Chievo. E il segno X, comprendendo gli altri confronti, è uscito solamente in due occasioni, in B, nel 1994, al primo derby, e nel 1999, in uno 0-0 prenatalizio con l’unica emozione di un rigore che Graziano Battistini parò ad Andrea Zanchetta, evitando la sconfitta al Verona. Giusto per dire che il filo tra beatitudine e dannazione, in questa partita, è sottilissimo. Mandorlini, che di derby dal pedigree più radicato e celebre, ha ampia esperienza, avendo giocato nel Torino e nell’Inter, punta alla posta piena, al sorpasso sul Chievo e a regalarsi una giornata speciale per un traguardo speciale: «Arrivo a 500 panchine in Italia con questa gara? Sono vecchio… Tralasciando le battute, sono numeri importanti. E mi piacerebbe festeggiare nel modo migliore, e farlo con i tifosi del Verona».
Gara molto sentita, è orgoglio per la città Maran ha saputo fare un gran lavoro