Corriere di Verona

IL RACCONTO DEL SOGNO REALIZZATO

- Di Roberto Puliero

Il 12 maggio 1985: il giorno in cui si realizzaro­no i sogni. Era la penultima giornata del campionato. A rievocarne oggi le tappe, vien da chiedersi se davvero le abbiamo vissute, o non si tratti solo di un dolce ricordo un po’ sfumato, come certi episodi della fanciullez­za che si rievocano puntualmen­te in famiglia a Natale, con l’aggiunta ogni anno di particolar­i nuovi, e ormai non si sa più se sono accaduti realmente o se ce li siamo costruiti nella mente da noi, anno dopo anno, ripescando sensazioni lontane. Ma sugli almanacchi del calcio tutto risulta scritto ben chiaro, quindi dev’essere accaduto davvero…anche se il sapore della favola è alimentato dalle migliaia di bambini veronesi che da generazion­i , dopo a ve rne s ent i to raccontare, ogni tanto invocano: « Dai, papà, contemela ancora ».

Da Verona partì quel mattino una sorta di esodo festoso, con una fila interminab­ile di pullman e auto cariche di speranze e di trepidazio­ne febbrile. Era diventata una consuetudi­ne, quell’anno, ritrovarsi tutti insieme lungo le strade delle trasferte, sventoland­o sciarpe dai finestrini e scambiando complici botti di clacson con le mille auto targate VR che ci affiancava­no nella corsa. Giunti a destinazio­ne, i pullman si disponevan­o in cerchio o affiancati nei piazzali adiacenti allo stadio di turno, creando festosi accampamen­ti e facendo apparire dal nulla colorati bivacchi. Dai portelloni uscivano come per incanto marmitte, pentoloni, lunghe tavolate sostenute da agili cavalletti, e poi damigiane, fiaschi, salami, sacchi di pane. Cuochi improvvisa­ti dal cappellino gialloblù si immergevan­o ridenti nel fumo delle pentole, mescolavan­o di gran lena risotti al tastasal, affettavan­o soffici mortadelle, affondavan­o rosei cotechini in bollenti ondate di pearà. A Bergamo quel giorno pioveva a dirotto, ma il calore era quello del sole cocente. In piazza Bra, come da tempo avveniva ogni domenica, migliaia di ombrelli nascondeva­no tanti cuori in ansia con lo sguardo rivolto ad un nuovo storico ma più fortunato balcone, in trepida attesa, dalla mia voce amplificat­a, dell’annuncio della vittoria. L’Atalanta andò in vantaggio sul finire del primo tempo con un colpo di testa di Perico. Il cuore di tanti si fermò per un brevissimo istante, ma quanta fiducia avevamo in quei ragazzi sul campo con cui avevamo condiviso i nostri sogni. All’inizio della ripresa, in mischia pareggiò Preben, subito sommerso dagli abbracci dei compagni. Il cuore prese a battere più forte. Aspettammo il novantesim­o in un clima rarefatto e un po’ irreale, ma felicità e commozione già covavano dentro noi tutti, e ne avvertivam­o il caldo tepore farsi largo fra brividi sottili. Poi ci fu il fischio finale. “Campioni campioni campioni campioni campioni!...” gridai mille volte al microfono. Baci, abbracci, stupore attonito, felice smarriment­o, voglia matta di fermare l’attimo fuggente si mescolaron­o d’incanto in tifosi e giocatori, insieme a Bergamo e a Verona, dove i mille e mille ombrelli si levarono al cielo rivelando sciarpe e bandiere. Negli spogliatoi, spruzzi festosi di champagne si confusero in fretta con l’acqua delle docce, il sudore e le lacrime. La lunga fila di auto e di pullman tornò a muoversi verso Verona. Ci accolsero lungo la via avamposti di tifosi, accorsi a sventolare le loro bandiere sui ponti dell’autostrada. Piazza Bra era stipata di gente e festeggiò chiassosam­ente fino a mezzanotte. Poi Verona andò a dormire, e riprese l’indomani i suoi ritmi tranquilli, conservand­o quasi in silenzio, per sei giorni ancora, la gioia intensa d’aver vissuto realmente l’avverarsi di un sogno. Sembrava quasi che tutti volessero tenere ancora un po’ nascosta dentro se stessi la felicità del momento, per poter poi lasciarla esplodere la domenica successiva: allo stadio, lungo i vicoli e le strade, e poi in Piazza Bra in un tripudio di bandiere e di canti. In mezzo a loro gironzolav­a tranquillo Bagnoli con le mani in tasca, finché non gli chiesi, sul palco, di regalarci la grazia di un aperto sorriso. Egli rise di gusto e urlò nel microfono «Siamo campioni!». I giocatori lo ripresero in braccio, e la città esplose nel suo grido più alto.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy