Corriere di Verona

«Fu Remo a propormi la discoteca»

Pozzobon (In Concerto): «L’ex assessore voleva un progetto per un centro a Nervesa Lo facemmo ma lasciai cadere la cosa: economicam­ente non poteva stare in piedi»

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Fu Remo Sernagiott­o ad attivarsi perché nell’ex Disco Palace, di proprietà di un suo socio in affari, fosse realizzato un progetto per disabili. Quel progetto, l’allora assessore regionale ai Servizi sociali lo chiese, a febbraio 2011, a Bruno Pozzobon.

Le criticità Presentai il progetto ma dissi che serviva la convenzion e con l’Usl 8 e un finanziame nto a fondo perduto oppure non poteva reggere

I dubbi Perché un progetto per autistici, che l’Usl allora non aveva, viene posto nel posto più lontano dell’Usl stessa? E i costi di trasporto?

Il rifiuto Da noi Remo ha ricevuto un no, forse ha sentito altre cooperativ e e ricevuto la stessa risposta. A quel punto hanno inventato una coop

sociale di venti soggetti autistici, perché altrimenti non sarebbe stato possibile la convenzion­e con l’Usl stessa. Poi che la cosa era talmente importante – si prevedeva un investimen­to di 5,3 milioni tra acquisto e ristruttur­azione, perché il progetto comprendev­a un centro diurno accanto al Palace e anche stalle per l’ippoterapi­a – da richiedere un finanziame­nto a fondo perduto e non di rotazione, perché altrimenti la struttura non si sarebbe autoalimen­tata».

Come finisce?

«Che gli consegno il progetto, di fatto glielo regalo, e gli dico che a me non interessa, perché non sarà mai in grado di avere sostenibil­ità economica». Cosa la portava a questa convinzion­e? Che dubbi aveva?

«Perché un progetto di servizio autistico, che a quel tempo nell’Usl 8 non c’è, viene posto nel punto più lontano dell’Unità sanitaria? Quanto sarebbe costato il servizio di accompagna­mento da e per il limite estremo del territorio dell’Usl stessa?».

«Molto probabilme­nte Milanese era, è una persona sensibile e forse in quel progetto ha visto una buona opportunit­à, incoscient­e del fatto che queste cose si fanno con vere cooperativ­e, che abbiano capacità gestionale e progetto d’impresa. Forse l’inesperien­za l’ha portata ad ascoltare chi l’ha consigliat­a, senza tener conto che, se un giorno fosse partita, quella struttura non avrebbe avuto accreditam­ento e convenzion­e con l’Usl, e senza questo è impossibil­e che i conti quadrino. Lì, per altro, non quadravano lo stesso… Se tu non hai reddito d’impresa, e non ce l’hai perché stai facendo riabilitaz­ione, come fai a quadrare il bilancio?». Eppure l’idea di Ca’ della Robinia va avanti. Lo prende in mano una donna, Bruna Milanese, mettendo in piedi da zero una cooperativ­a ad hoc. Che idea si è fatto di questa persona, anche solo per quel che ha letto sui giornali? Remo Sernagiott­o ha presentato il fondo di rotazione come una rivoluzion­e epocale, in senso positivo, rispetto al precedente sistema di finanziame­nto

di attività sociali a fondo perduto...

«Io ho sponsorizz­ato il fondo di rotazione ma non sono d’accordo su come è stato gestito. Questo nostro consorzio gestisce 17 cantieri ma non ne ha nessuno di proprietà. Tutti quelli che abbiamo costruito li abbiamo intestati ai vari Comuni, quello di Castelfran­co e altri. Questo fondo di rotazione è servito per fare attività immobiliar­e. E’ stato finanziato chi ha presentato progetti di acquisizio­ni di immobili. Chi ha chiesto per macchinari, linee produttive, nulla ha ricevuto. Le parlo del mio. La coop Eureka (una lavanderia industrial­e, ndr) a fronte di un investimen­to da 3 milioni aveva chiesto nello stesso periodo un milione e mezzo per creare 50 posti di lavoro. Nulla ci è stato dato (allora Eureka dava lavoro a 80 persone. Oggi sono 150, quota disabili del 40 per cento, ndr) ».

«C’è un errore di base in tutta l’operazione fondo di rotazione. Io ti finanzio l’attività, questo dev’essere, non il mal di pietra. Vuoi diventare proprietar­io di una struttura? Ti arrangi con i prestiti bancari».

«Da noi ha ricevuto un no. Forse ha sentito altre cooperativ­e e ha ricevuto la stessa risposta. A quel punto hanno inventato una coop. E poi, scusi, come si fa a fare una fattoria didattica senza la terra?». L’affare Ca’ della Robinia ha il marchio Sernagiott­o, pare evidente. Che giudizio dà di tutta l’operazione? Se ho capito bene: tutto sbagliato, tutto da rifare...

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 ??  ?? La birreria Finanziata dalla Regione con 3,4 milioni, Ca’ della Robinia, a Nervesa della Battaglia, Treviso, doveva ospitare una fattoria didattica per trattament­o e recupero di disabili nella struttura che fu il Disco Palace, disco club in voga fino...
La birreria Finanziata dalla Regione con 3,4 milioni, Ca’ della Robinia, a Nervesa della Battaglia, Treviso, doveva ospitare una fattoria didattica per trattament­o e recupero di disabili nella struttura che fu il Disco Palace, disco club in voga fino...
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Il contatto Sopra a sinistra Bruno Pozzobon, presidente del consorzio di coop «In Concerto». A destra l’ex assessore Remo Sernagiott­o

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