Infiltrazioni mafiose, interrogazione Pd sulle mancate interdittive a Verona
Un silenzio assordante. Talmente fragoroso da arrivare a Roma, sul tavolo del ministro dell’Interno Angelino Alfano. Il silenzio di una città e delle sue istituzioni, a cui sembra essere scivolato addosso quel grido d’allarme, con tanto di richiesta di una commissione d’accesso agli atti del Comune, lanciato dalla commissione parlamentare antimafia lo scorso 30 marzo. Ma anche il silenzio di un governo centrale che sta lasciando, da un mese e mezzo, Verona senza il suo più alto rappresentante sul territorio. Vale a dire il prefetto. A provare a far rimbombare quel silenzio sono due deputati del Pd. Il veronese Vincenzo D’Arienzo e il padovano Alessandro Naccarato che di quella commissione che accusò Verona di sottovalutare il problema delle infiltrazioni malavitose, è membro. I due hanno presentato ad Alfano un’interrogazione in cui si chiede di favorire l’emissione dell’interdittiva antimafia a carico di cinque aziende che operano nel Veronese. E di queste, quattro hanno già la pratica in «itinere». La più conosciuta è la Soveco, per la quale la guardia di finanza parlò di un «socio occulto» riferendosi a quell’Antonino Papalia, pregiudicato calabrese, che era a capo del ramo romeno dell’azienda. Non è ancora stata formulata, quell’interdittiva. Ma i lavori sono in corso da tempo. Come accade per la Gri.Ka costruzioni srl, di cui amministratore unico e socio di maggioranza era Giuseppe Grisi, ucciso il 19 gennaio 2011 a Crotone insieme al fratello Alfredo: i due vivevano a Verona e al momento dell’agguato con loro c’era Francesco Frontera, pregiudicato, considerato dalla Dia appartenente alla cosca ’ndranghetista di Nicolino Grande Aracri. Quella dell’indagine «Aemilia» che ha coinvolto la Nico.Fer. di Moreno Nicolis, una delle ditte per cui i due parlamentari chiedono l’avvio di procedura per l’interdittiva. Le altre sono la Tranz Veicom srl, la Veronatrasport srl e la Italispeedy logistic srl, che facevano capo a Giuseppe Franco calabrese residente a Nogarole Rocca, finito in carcere con l’accusa di essere un fiancheggiatore del clan Pesce. «Come è possibile - ha chiesto il capogruppo Pd in consiglio comunale Michele Bertucco - che da tre anni alcune di queste pratiche, come quella per la Soveco, non trovano sbocco?». Per questo, ha ribadito con D’Arienzo, è necessaria la nomina di un prefetto. E poi la stoccata a Tosi, che aveva definito «fango» le inchieste. «Il suo è un insulto non a noi del Pd, ma a quei carabinieri che hanno svolto le indagini».