Indipendenza, per il referendum raccolti solo pochi spiccioli Servono 14 milioni di euro, nel conto corrente ce ne sono 103 mila
«pacchetti di voti» dal Cile e dalla Serbia), furono presto liquidati a livello nazionale con sarcasmo e scetticismo ma qui, in Veneto, il «plebiscito» ha lasciato comunque il segno e la prova sta nel numero di simboli a tema che si troveranno in lista il 31 maggio: Indipendenza Veneta (in corsa solitaria), Indipendenza Noi Veneto (con Zaia), Progetto Veneto autonomo (con Moretti), Unione Nord Est (con Tosi). Sarà curioso verificare all’indomani dello scrutinio la somma complessiva, che alle Regionali del 2010, tra destra, sinistra e battitori liberi, non andò oltre il 2,6% (e questo certo fa riflettere sul consenso diffuso stimato dal sondaggio Demos, evidentemente quando si passa dalla teoria alla pratica lo slancio si riduce di molto).
Prima dell’affollamento sulla scheda elettorale, l’indipendentismo ha però prodotto nel 2014 due leggi regionali, poi impugnate entrambe dal governo davanti alla Corte costituzionale, dove si è ancora in attesa di giudizio (è stata solo celebrata l’udienza): la prima, promossa da Ncd, invita il governatore a «negoziare» con lo Stato un referendum per l’autonomia (se poi il negoziato va male, si fa lo stesso); la seconda, assai più dirompente e voluta dalla Lega, indice il referendum sull’indipendenza, punto. A una condizione: che si riescano a raccogliere tra i veneti i 14 milioni di euro necessari per finanziarlo. La Regione, che non sta pubblicizzando troppo l’iniziativa (anche da parte di Zaia è calato un silenzio tombale sull’argomento) ha aperto il conto corrente, ma da ottobre a oggi sono stati raccolti soltanto 103 mila euro. Avanti di questo passo ci vorranno 60 anni.
E intanto nulla si muove a Roma, sul fronte della trattativa con lo Stato che pure si potrebbe avviare sulla base della Costituzione.