Inchiesta rifiuti, abbreviato per Fior Patteggiano undici mesi i due prestanome
L’ex dirigente della Regione è accusato di abuso d’ufficio, cade il peculato. A luglio l’udienza preliminare per gli altri indagati. Tra questi anche l’ex assessore Conta, in corsa alle regionali con Alleanza popolare
Il suo avvocato Rosavio Greco si è riservato il colpo a sorpresa per l’udienza di ieri mattina: Fabio Fior, l’ex dirigente del settore Ambiente della Regione Veneto, ha deciso di puntare sul rito abbreviato. Secondo il calendario stabilito dal gup Alberto Scaramuzza, a luglio si dovrebbe dunque sapere se Fior, 57enne nato a Noale ma residente a Padova (nel cui comune, dopo l’arresto dello scorso 7 ottobre ai domiciliari, ha ancora l’obbligo di dimora), sarà giudicato colpevole per aver eseguito collaudi in palese conflitto di interessi e per pilotato a proprio favore, cioè a società da lui controllate tramite dei prestanome, una raffica di lavori nel ricco settore dei rifiuti. Motivo per cui il pm Giorgio Gava, titolare dell’indagine del Nucleo di polizia tributaria della Finanza di Venezia, lo accusa di associazione per delinquere, abuso d’ufficio e falso. L’altra notizia di ieri è che i due principali prestanome, che dal momento del blitz sono anch’essi sottoposti all’obbligo di dimora nel comune di residenza, hanno invece deciso di patteggiare: il pm ha dato il suo consenso per una pena di 11 mesi e 20 giorni per Maria Dei Svaldi e di 11 mesi per Sebastiano Strano, entrambi imprenditori, che si sarebbero prestati ai «giochetti» di Fior.
A luglio, poi, ci sarà anche l’udienza preliminare nei confronti degli altri 11 imputati, tra cui numerosi nomi ben noti: l’ex assessore regionale all’Ambiente Giancarlo Conta (tra gli indagati c’era anche l’altro ex assessore Renato Chisso, che però ha patteggiato 20 giorni in aggiunta ai 2 anni e mezzo per l’inchiesta Mose), gli ex presidenti del Magistrato alle Acque Patrizio Cuccioletta e Maria Giovanna Piva, i funzionari del Consorzio Venezia Nuova Roberto Rosselli (all’epoca dirigente del servizio informativo), Johann Stocker e Roberto Pravatà, l’ex sindaco di Torri del Benato Giorgio Passionelli. Per tutti loro l’accusa è di abuso d’ufficio, mentre ai due ex dirigenti regionali Roberto Casarin e Paolo Zecchinelli viene contestato il reato di falso. Tutti presumibilmente andranno a processo. La Regione Veneto si è costituita parte civile con l’avvocato Sebastiano Tonon ed è stata ammessa dal giudice nonostante i tentativi delle difese di estrometterla.
L’inchiesta è stata molto complessa, ricca di intercettazioni durate per anni, e con molti filoni, compreso uno che riguardava la forestazione dell’ex discarica di Sant’Urbano e che è stato mandato per competenza alla procura di Padova (ad oggi il pm Sergio Dini non ha ancora chiesto il rinvio a giudizio). A Venezia ci si occuperà invece di due incarichi della Regione – uno sul telerilevamento delle discariche (valore 2 milioni e mezzo di euro), l’altro su una certificazione ambientale di 8 Comuni sul lago di Garda – affidati al Magistrato alle Acque e al suo braccio operativo, il Consorzio Venezia Nuova: da qui, tramite il dirigente infedele Rosselli, i lavori venivano dati ad aziende di Fior. Per il primo caso sono indagati, tra gli altri, Conta e Piva, per il secondo Cuccioletta.
Il pm Gava aveva inizialmente accusato Fior anche di reati ben più gravi, come il peculato per essersi intascato parte dei finanziamenti e l’induzione indebita, perché avrebbe «invitato» diverse aziende dei rifiuti ad affidargli collaudi per milioni di euro – alla fine sono stati contati incassi per quasi 2 milioni in 15 anni, mentre la procura della Corte dei Conti l’ha citato in giudizio per restituire alle casse dell’erario altri 603 mila euro – promettendo in cambio di non mettere i bastoni tra le ruote, in un evidente commistione tra controllore e controllati. Lo stesso gip Roberta Marchiori, che aveva firmato l’ordinanza di arresto di ottobre, aveva però ritenuto che non ci fossero prove certe su questi reati – pur ammettendo, per i collaudi, che il quadro era «verosimile» – e la procura ha ridimensionato l’accusa in abuso d’ufficio. Per ora, invece, non hanno portato a un’accusa sostenibile in un processo le ipotesi, rivelate dalla Finanza, di un possibile riciclaggio internazionale dei soldi di Fior, che era stato anche seguito mentre andava in Svizzera.