Moschea in chiesa, islamici divisi «Non vogliamo provocazioni»
La Federazione dei musulmani veneti: «Non condividiamo l’opera della Biennale». Ieri chiuso l’accesso
«La moschea a Venezia? Non ne so nulla. Eh sì, so che può sembrare strano ma non sono stato invitato nemmeno all’inaugurazione. Non solo. Non condivido affatto come è stata gestita l’intera operazione. Noi musulmani non vogliamo provocare nessuno e rispettiamo le leggi di questo Paese. Le provocazioni sono dell’artista islandese, non avremmo dovuto lasciare che fossero attribuite a noi».
C’è una voce contraria all’ins tal laz ione di Chr i s toph Büchel, l’artista svizzero islandese che ha trasformato in moschea la chiesa di santa Maria della Misericordia a Cannaregio, chiusa da tempo. Ma non è, come è accaduto nei giorni scorsi, quella di un cittadino preoccupato o di un politico in campagna elettorale. Oggi a parlare é Bouchaib Tanji, presidente della Federazione islamica del Veneto. E racconta una comunità musulmana (esattamente come tutte le altre, perché stupirsene?) divisa. Con un gruppo di aderenti all’Ucoii, l’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia, rappresentato per esempio dalla comunità di Marghera, e un gruppo invece legato piuttosto alla Federazione islamica italiana, come nel caso di Bouchaib Tanji. Due «correnti», con idee diverse e pure qualche dissapore all’interno che in quella che potremmo chiamare «operazione moschea» è emerso in modo prepotente.
«Sono giornate difficili, siamo tutti coi nervi un po’ tesi perché le cose non hanno preso la piega giusta– dice Tanji – viviamo in un paese cristiano, non vogliamo provocare nessuno. Voleva farlo l’artista? Doveva rimanere un affar suo. Non avevamo bisogno di tutta questa pubblicità. Non è questo il percorso da seguire per chiedere quello che vogliamo tutti». Quando usa queste parole Bouchaib Tanji pensa alla moschea del Veneto. Almeno su questo punto, corrente politica o meno, l’intento della comunità musulmana è comune: tutti chiedono una moschea «consona», ampia quanto basta per dare uno spazio di preghiera ai molti fedeli della nostra regione. Una moschea agognata da anni e però finora mai ottenuta. «Credo che in parte sia anche dipeso dal fatto che siamo “divisi” al nostro interno – dice Tanji – per le amministrazioni locali non avere un unico referente è complicato. È un po’ come in politica. Se sei diviso vieni ascoltato meno».
La chiesa-moschea, intanto, quella fittizia e targata 56esima Biennale arte ieri pomeriggio è rimasta chiusa senza un apparente perché. E se così si sono potute evitare anche le proteste dei cittadini che l’altro giorno avevano manifestato all’ingresso, il nodo burocratico dell’apertura futura del padiglione non è affatto irrisolto. Il Comune in una lettera spedita ai curatori prima dell’apertura ha dato tempo fino al 20 maggio