Corriere di Verona

Il fallimento Tezenis Pedrollo: inspiegabi­le Ramagli? Ora si vedrà

- Matteo Sorio

«Cos’è successo? Non ce lo siamo ancora spiegato. Non è un fallimento, perché bisogna considerar­e quanto fatto in stagione regolare, compresa la vittoria della Coppa Italia. Però è una sconfitta pesante, che amareggia tutti. E non sappiamo ancora dire se sul piano tecnico siamo alla fine di un ciclo. Vedremo nei prossimi giorni». Un muso lungo da qui a lì. Il gusto amaro d’esser saliti sul treno dei desideri col biglietto di prima classe e aver dovuto lasciare la carrozza in un amen. La voce della società, in casa Scaligera Basket, è Giorgio Pedrollo, responsabi­le dell’area tecnica e figlio di patron Gianluigi. L’aria che tira è quella lì: l’obiettivo della Tezenis era balzare in A, la realtà dice che la capolista è stata spinta fuori dall’ottava, Agrigento, in un quarto di finale chiuso 1-3, successo in gara 1 poi tre ko filati.

«La mia paura è che la pausa di 20 giorni tra la fine del campionato e i playoff ci abbia spenti - riflette Pedrollo - Ma motivo vero non lo trovo. Ci sono tanti piccoli dettagli, e basta. Tipo aver perso gara 2 in casa, il che ha complicato le cose. Interpreta­ndo altre partite con l’intensità di gara 4, secondo me, cambiava tutto. Certo è che Agrigento ha giocato a un livello clamoroso». È lì, in Sicilia, che s’è spento il sogno. E Pedrollo jr ci tiene a sottolinea­rlo: «Parliamo di un gruppo affiatato, il nostro, dove nessuno ha fatto il “furbetto”. I ragazzi erano disperati, dopo gara 4, è stato un grande smacco anche per loro e, parlandoci, nessuno riusciva a spiegarsel­o: ancora adesso non aprono bocca. Pure il coach l’ho visto emotivamen­te distrutto». Già, coach Alessandro Ramagli (in foto). Si parla tanto anche di lui, in queste ore. Ma Pedrollo chiarisce ch’è ancora presto per mettere un punto. «Mi ha detto: “Ho fallito l’obiettivo, la squadra era da promozione, mi faccio da parte”. A me Ramagli piace molto, allenatore forte e preparato, persona squisita, onesta e di carattere. Però non so dire, ora, se sia finito il suo ciclo». Questo perché sono i giorni in cui va sbollita la delusione. «Mio padre c’è rimasto molto male per quest’epilogo a fronte di tutto quel che avevamo fatto vedere di bello, abituando i tifosi a un ritmo da appena 4 sconfitte in 30 gare di regular-season. Essendo anche un pragmatico, ora sta “chiudendo” i suoi conti e bilanci. Dovrà parlare con il vice, Sandro Bordato, e gli sponsor (moltissimo della prossima programmaz­ione, quasi tutto, dipende da Tezenis, cioè la Calzedonia di Sandro Veronesi, ndr). Aspettiamo. Poi nei prossimi giorni capiremo cosa possiamo fare e quale sarà l’orizzonte di squadra e allenatore».

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