Profughi, rogo alla caserma scelta per l’hub
Bagnoli, recinzione tagliata nella notte. Il sindaco: «L’ho spento io, i pompieri sono arrivati dopo 45 minuti» La Digos indaga sul Comitato contrario al centro migranti. Da lunedì sit-in notturni. Scontro Comune-Lega
BAGNOLI DI SOPRA (PADOVA) Ore 22.30 di martedì: «Ciao Roberto, abbiamo visto una torre rossa in fondo alla strada, Max dice che è il traliccio della base. Stanno muovendo qualcosa?». Ecco l’sms, inviato da una residente al sindaco Roberto Milan e ieri acquisito dai carabinieri, che ha fatto scattare l’allarme «incendio alla base dell’Aeronautica militare» di Bagnoli. Qualcuno, nella notte, si è preso la briga di attraversare il campo di soia che costeggia uno dei lati della caserma, ritagliare un buco nella recinzione e appiccare il fuoco a un alberello e a qualche sterpaglia, per poi darsela a gambe. E infatti, alle 23.15 il sindaco risponde con il messaggio: «Incendio in base». E alle 23.40: «Incendio spento». Niente di che, una bravata da riassumere in cinque righe nella cronaca locale. Se non fosse che quel sito è stato scelto dal ministero dell’Interno per farci l’hub provinciale di identificazione e smistamento dei migranti. Non una genialata, per la verità: già nel 2003 l’allora onorevole di An Filippo Ascierto aveva segnalato lo stesso complesso al Viminale per ospitarci il primo (e mai nato) Centro di permanenza temporanea dei clandestini. Il famoso Cpt. Una proposta che allora come oggi ha trasformato questo tranquillo paesino di campagna della Bassa Padovana, dove le siepi sono tutte ordinate e tagliate squadrate, le corriere non corrono di domenica, la disoccupazione giovanile è schizzata al 44% e la vita delle sue 3600 anime sembra tornata indietro di quarant’anni (ci sono un solo vigile e 5 carabinieri, non si prende la connessione Wi-Fi e gli stranieri non sono visti bene, Papa compreso), in un ring di scontro politico.
Tre settimane fa è nato il Comitato «Bagnoli dice no» fontura dato da quattro giovani (tra cui Marco Trombin, figlio dell’unico vigile urbano), sostenuto dallo stesso Milan, già forte di 911 iscritti e protagonista di una «protesta organizzata» contro l’hub che sta facendo dimenticare le ribellioni di Eraclea e Treviso. Lunedì scatterà addirit- un presidio quotidiano, da mezzanotte all’alba, che proseguirà «a oltranza» per rinvigorire il «no» a un progetto «colpevole di snaturare il territorio, suscitare paura nelle famiglie e soprattutto nelle mamme e drenare risorse pubbliche da indirizzare invece ai giovani senza lavoro e ai cittadini messi in ginocchio dalla crisi». Come una donna incinta costretta a dormire in auto perché cacciata dal compagno disoccupato (e poi aiutata dal Comune), diventata uno dei simboli di una rivolta di piazza cavalcata dalla Lega. Ovvia allora, ieri mattina davanti alla base, la presenza della Digos, che ha identificato i ragazzi del Comitato e chiesto informazioni su di loro al sindaco. « Noi non c’entriamo — prendono le distanze Marco Trombin, Alessio Capuzzo, Cristina Bussolo e Laura Guzzon — quando è scoppiato l’incendio eravamo a Monteortone, alla Festa della birra. Ci ha avvertito il sindaco e siamo arrivati qui a mezzanotte, c’erano i pompieri. Pensiamo a una bravata, magari commessa dalle stesse persone che un mese fa hanno disegnato per terra delle svastiche e la scritta No ai negri, da noi cancellate. Sono gesti che fanno male anche a noi, alimentano un clima di tensione ormai alle stelle. Di profughi ce ne sono già 26 a Bagnoli e uno di loro ha molestato verbalmente una ragazza».
Sono invece 360 gli immigrati regolari, il 10% della popolazione, che li benedice perché
questi stranieri hanno frenato un crollo demografico superiore al 15%. «L’incendio, gesto riprovevole e da condannare, l’ho dovuto spegnere io, con l’estintore di un residente, perché i vigili del fuoco sono arrivati dopo 45 minuti e c’era il rischio di vederlo divampare tra i campi — spiega Milan —. E’ la testimonianza della situazione in cui versa il nostro Comune, abbandonato, senza servizi e gravato da una crisi socio-economica che accende gli animi e mi ha costretto a bloccare il progetto di lavori socialmente utili dedicato ai 26 rifugiati presenti. Con quale coraggio potevo mandarli in strada, mettendo a repentaglio la loro incolumità per la storia dell’hub? Già mancano i servizi per gli italiani, figuriamoci se possiamo prenderci sulle spalle centinaia di migranti». Milan ne ha anche per la Lega: «Da una parte dice: no ai profughi a Bagnoli, fate le barricate; dall’altra a Padova sostiene la richiesta del sindaco Massimo Bitonci di chiudere la caserma Prandina e mandare i richiedenti asilo qui. Per non parlare della Regione, che ha firmato col governo il patto per le quote da assegnare al Veneto. Ma da che parte sta il Carroccio? Questa è carneficina politica». L’assessore regionale Roberto Marcato, sceso in piazza col comitato indossando la maglietta «Bagnoli dice no», non ci sta: «Non strumentalizzo alcuna battaglia, non ne ho bisogno, ricopro ruoli istituzionali da una vita e pensavo di usare la mia visibilità per portare questa causa all’attenzione nazionale. Il presidente Luca Zaia non ha mai firmato alcun patto con Roma e quanto a me, condanno ogni forma di violenza. L’incendio non merita alcuna giustificazione, sono altri i modi di far sentire la propria voce».