Evasione, lavoro nero e minacce Arrestato titolare dell’Ippopotamo
Sul Liston Ai domiciliari Roberto Zanini, il «re» degli hamburger in Bra. Avrebbe evaso il fisco per oltre 4 milioni e 600 mila euro. Sequestrati quote di 5 società, depositi, titoli e 21 conti correnti
Lo hanno arrestato l’altra sera, a mezzanotte mentre stava facendo preparare i tavoli per il dopo Arena. È finito ai domiciliari giusto quando Aida e Radames morivano sul palco: è Roberto Zanini, titolare dell’Ippopotamo, ristorante e locanda che in piazza Bra aveva sdoganato, in mezzo ai bar d’élite del Liston, hamburger e patatine «a ricciolo», regalando coroncine di carta e palloncini ai turisti. Per lui una sequela di accuse messe insieme dai carabinieri del nucleo Ispettorato del Lavoro di Verona e dai funzionari regionali dell’Agenzia delle Entrate. Reati che vanno dall’evasione fiscale all’utilizzazione fraudolenta di manodopera, una serie di omissioni sulla sicurezza sul lavoro e sulla formazione dei dipendenti, evasione di contributi previdenziale e anche violenza privata e violenza e «minacce per costringere a commettere un reato».
In due anni d’indagine quello che gli investigatori hanno ricostruito era un sistema non solo truffaldino, ma anche vessatorio in una struttura che conta 170 dipendenti, la maggior parte dei quali assunti con contratti part-time per poche ore al mese, ma in realtà impiegati in turni massacranti anche di 14 ore senza riposi a volte per tre settimane di fila. L’inchiesta è nata nel giugno del 2013, per una decina di esposti arrivati in procura che denunciavano il «metodo» che Zanini usava. Quello, stando a quanto ricostruito dai carabinieri, del ricatto. La minaccia di perdere il lavoro se non accettavano quei turni allucinanti. Ancor peggio se avessero denunciato. Le ore di lavoro in più rispetto a quelle previste dal «contratto» venivano pagate in nero, ovviamente senza contributi. Pur di lavorare hanno accettato in tanti a quelle condizioni. Studenti e lavoratori stranieri in particolare, molti dei quali arrivati all’Ippopotamo tramite un’agenzia interinale. Ma non si è fermata a questo, l’indagine. I militari dell’Arma hanno iniziato a controllare anche la contabilità dell’azienda. Quella che Zanini teneva in alcuni computer con programmi appositi. Ci sono voluti mesi agli esperti dell’Agenzia delle Entrate per scoprire un sistema a «due canali». Uno creato a uso e consumo per gli eventuali controlli, in cui tutto risultava intonso e lindo per il Fisco. Un altro, difficilmente accessibile, in cui era registrata tutta la contabilità in nero, compresi gli introiti che il locale faceva anche con i servizi per i quali non veniva emesso lo scontrino. È stato grazie a tutto il materiale raccolto che il pm Giulia Labia ha chiesto un’ordinanza di misura cautelare agli arresti domiciliari che è stata emessa dal gip Giuliana Franciosi e che è stata eseguita l’altra sera. Oltre all’arresto di Zanini è stato disposto il sequestro delle quote di cinque società, di vari depositi e titoli, oltre che di ventuno conti correnti. tutti riferibili al titolare dell’Ippopotamo. È stata controllata la documentazione fiscale tra il 2005 e il 2012 ed è stata rilevata una presunta evasione fiscale di 4 milioni 657.350 euro. Il ristoratore della Bra dovrà pagare anche una serie alquanto nutrita, sia per numero che per ammontare di ammende: 774mila euro per prescrizioni penali in materia di sicurezza sul luogo di lavoro; 531mila euro per somministrazione fraudolenta di manodopera (il personale assunto grazie alla società di lavoro interinale); 406mila euro per i recuperi contributivi delle ore pagate in nero; altri 450mila euro per altre violazioni riferite a 142 lavoratori.
Il locale non è stato chiuso, anche per garantire a quei dipendenti che venivano sfruttati di non perdere il lavoro. È stato nominato un custode giudiziario che gestirà il locale, ma le indagini non sono comunque concluse. I funzionari regionali dell’Agenzia delle Entrate hanno girato tutta la documentazione ai colleghi di Verona, per accertare se ci siano state altre violazioni e un’ulteriore evasione dal 2012 a oggi. Cosa che, vista la «gestione» di quel ristorante in piazza Bra, non è assolutamente esclusa.
Inchiesta Agenzia delle Entrate e carabinieri per 2 anni al lavoro