Hellas, c’è Winck nell’acquario carioca «Voglio emergere»
VERONA Scusate il ritardo, mi chiamo Claudio Winck. La sintesi della presentazione del terzino destro che il Verona ha prelevato, in prestito con diritto di riscatto, dall’Internacional di Porto Alegre, è questa. Fu Sean Sogliano, ex direttore sportivo dell’Hellas, a visionarlo, volando in Brasile l’inverno scorso: «Ci fu una trattativa – ricorda Winck – ma poi non se ne fece nulla. Quel che conta è essere qui ora». Ha raggiunto il gruppo gialloblù nel ritiro di Racines, si è ambientato e con l’Al Jaish lo si è visto crescere, da subentrato, nel grado di forma. Winck va a ingrossare la colonia brasiliana del Verona: «Rafael è una presenza fondamentale, visto che gioca in questa squadra da tanti anni. Mi sta aiutando nell’inserimento, allo stesso modo di Romulo». Ci sono stati tempi (recenti) in cui, nell’Hellas, la lingua più parlata, o poco ci mancava, era il portoghese. Con Rafael e Romulo, Marques, Jorginho, Martinho e dopo Marquinho. Una comunità all’interno dello spogliatoio, a cui ha fatto filtrare la passione per certe specialità tipiche, come il churrasco. Mica è un caso che, per quanto la pattuglia si sia assottigliata, per il compleanno di Leandro Greco, giusto qualche settimana fa, Rafael abbia fatto portare in Alto Adige la carne cucinata secondo la tradizione del Brasile. E d’altro canto, con o país do futebol, il gialloblù ha sempre filato d’amore e d’accordo, fin da quando, era il 1957-58, al suo primo campionato in Serie A, l’attacco del Verona era pilotato dalla fantasia di Emanuele Del Vecchio, paulista di São Vicente che in una partita, con la Sampdoria, segnò cinque gol. E poi, nell’Hellas, ci sono stati campioni come Sergio Clerici, un fuoriclasse chiamato Josè Dirceu, una punta che, superate le diffidenze e le ironie, si fece largo a suon di reti, Martins Bolzan Adailton. Rafael è il quarto giocatore per presenze della storia del Verona, con 301 gare disputate. Insomma, la sincronia con il Brasile rimane forte e adesso tocca a Winck confermare la tradizione: «Il mio mito è Dani Alves, l’esterno destro del Barcellona. Sono cresciuto con lui come modello, più ancora di Cafù», spiega. Intanto, si impegna, a Peschiera del Garda, in vista del via agli impegni ufficiali, sabato sera con il Foggia in Coppa Italia, e per risolvere le difficoltà difensive dell’Hellas: «Stiamo lavorando sodo per migliorarci. Io mi muovo in posizione di terzino, ma se serve gioco anche a centrocampo. L’ho già fatto, non lo considero un problema. In cosa devo migliorare? L’aspetto tattico è fondamentale, e in questi giorni sto imparando molto». Il passaggio al Verona, a Winck, l’hanno suggerito due vecchie conoscenze del campionato italiano: «Dida e Juan (l’uno ex portiere del Milan, l’altro per cinque stagioni difensore della Roma) sono stati miei compagni di squadra nell’Internacional. Mi hanno consigliato di venire qua, in Serie A, in un campionato altamente competitivo. Mi metto alla prova, il mio obiettivo è emergere con l’Hellas».