«Il Petruzzelli e la Fenice dopo l’alba di Ravello»
Il direttore d’orchestra Casellati al festival della costiera amalfitana
Al suo terzo Ravello Festival, il direttore d’orchestra padovano Alvise Casellati stavolta ha diretto l’Orchestra Filarmonica della Fenice nel primo concerto all’alba eseguito nell’auditorium Niemeyer. La minaccia di pioggia ha avuto la meglio sullo spettacolo naturale del belvedere di Villa Rufolo. Standing ovation per Casellati e gli orchestrali veneziani alle sette del mattino di martedì scorso, dopo due ore di concerto con musiche di Beethoven, Dvorák e Fauré, sold out già da un mese. «La Settima di Dvorák è molto impegnativa: è stata composta con l’idea di suscitare sentimenti che cambiassero il mondo in una Cecoslovacchia invasa. Poi il Triplo concerto di Beethoven, con i talentuosi vincitori del premio rumeno Enescu. Infine una suite da Pelleas et Menesand di Fauré e la prima assoluta di World Silence del compositore Cristian Carrara per il Centenario della Grande Guerra. Scelte che ben si accordavano con il tema di quest’anno dedicato all’Incanto».
Incanto che ha il suo clou nel Concerto all’Alba.
«Il Concerto all’Alba è l’unione di due grandi elementi. Il primo è la natura. L’alba di Ravello è un caleidoscopio di colori che non ho visto nemmeno
in Africa. Il secondo è un’orchestra importante come quella della Fenice o di altri teatri che muovono il pubblico internazionale».
I suoi prossimi impegni?
«In America, poi l’apertura di un teatro in Italia (per scaramanzia non dice quale, ndr), il Petruzzelli, il Verdi, i pomeriggi musicali dei Virtuosi italiani e ancora La Fenice nel settembre del 2016».
Prima di dedicarsi alla direzione d’orchestra, lei ha fatto l’avvocato e poi il manager di un fondo immobiliare a New York. Il manager che diventa direttore d’orchestra con dei corsi serali sembra la trama di un film.
«Sì (ride, ndr), qualche amico mi ha chiesto di buttar giù qualche idea. Potrebbe diventarlo. Ora, però, mi dedico alla musica. Ho fatto l’avvocato a New York dal 2002 al 2011, poi è arrivata l’occasione di dirigere a Venezia per i 150 anni della Fenice. La svolta è nel 2007, quando ho capito che invece di stare in un ufficio, potevo essere ambasciatore della musica, e dell’opera, che assieme alla moda e al cibo è uno dei tre motivi per cui l’Italia è conosciuta nel mondo».