Rifiuti, Ca’ del Bue «strategico»
Venturi (Agsm): per noi resta decisiva la valutazione con i tecnici di Urbaser Sblocca Italia, i decreti di luglio rilanciano l’impianto. Ma da Zaia arriva un altro no
VERONA Ca’ del Bue è ufficialmente un «insediamento strategico di preminente interesse nazionale». A stabilirne la nuova identificazione è stato il decreto attuativo dello Sblocca Italia, voluto dal governo Renzi, e approvato lo scorso 29 luglio. Ma la Regione Veneto ribadisce i paletti sui limiti di produzione e sul «no» ai rifiuti da altri territori.
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150
mila le tonnellate di rifiuti che possono essere smaltiti dall’impianto di Ca’ del Bue in un anno
VERONA Ca’ del Bue è un «insediamento strategico di preminente interesse nazionale». A stabilirne la nuova identificazione è stato il decreto attuativo dello Sblocca Italia, voluto dal governo Renzi, e approvato lo scorso 29 luglio. Com’è noto il governo ha deciso di affrontare il problema dello smaltimento dei rifiuti in Italia grazie all’utilizzo di 12 nuovi inceneritori, uno dei quali è previsto proprio in Veneto. E, come recita lo stesso decreto attuativo, «gli elevati fabbisogni di incenerimento residuo e l’elevata produzione di rifiuti determinano l’esigenza di localizzare sul territorio regionale (del Veneto) un impianto di incenerimento di 150mila tonnellate/anno». Quantità non casuale perché il Piano regionale dei rifiuti, approvato a fine aprile, indicava la necessità di realizzare un inceneritore in Veneto proprio di quella capacità.
Quindi, il governo, pur non nominando esplicitamente Ca’ del Bue, indica però un impianto che ne ricalca esattamente le caratteristiche industriali. In questo modo, lo storico inceneritore veronese diventa «insediamento strategico di preminente interesse nazionale», da cui trae i benefici previsti dalla legge, cioè il dimezzamento dei tempi in caso di procedure di valutazione di impatto ambientale.
Tutto facile, quindi, in vista di una sua riattivazione? Non precisamente, perché la Regione Veneto, nella relazione fatta pervenire al governo in vista dell’approvazione del decreto attuativo, mette alcuni punti fermi. «In termini generali – scrive la Regione – il suddetto piano non prevede la realizzazione di nuovi impianti nè di nuove discariche nè, tantomeno, di nuovi impianti di termovalorizzazione. Esso prevede, più precisamente, la riattivazione dell’impianto di incenerimento di Ca’ del Bue mantenendo comunque inalterata la potenzialità impiantistica già indicata nel piano del 2004 che è di 500 tonnellate al giorno». Di questo parametro la legge tiene conto, ma la Regione mette un altro paletto: «Ha ritenuto di denegare ogni richiesta di smaltimento di rifiuti prodotti fuori da questa Regione, avanzata anche per il tramite del Ministero dell’Ambiente». Quindi, oltre al limite di 150 mila tonnellate annue, si aggiunge quello della provenienza dei rifiuti che non potranno arrivare da fuori regione. Il che fa intendere come l’amministrazione regionale non sia poi così entusiasta (anzi, per niente) del ritorno in attività di Ca’ del Bue. L’idea di fondo è che lo schema che emerge dall’approvazione dello Sblocca Italia finirebbe per pregiudicare il lavoro svolto fino ad oggi dalla Regione in tema di efficiente gestione del ciclo dei rifiuti. Perciò la relazione precisa: «Ogni sforzo compiuto ad oggi da questa Amministrazione… risulterebbe ineludibilmente pregiudicato dall’azione del Governo che risulterebbe non essere in linea con gli obiettivi regionali». Un avvertimento al governo centrale che con lo Sblocca Italia, dà facoltà di realizzare l’impianto, ma non lo impone di certo. Soddisfatto della scelta del governo è, invece, il presidente di Agsm Fabio Venturi. «Il fatto che sia inserito tra i siti strategici – sottolinea – dimostra la bontà di questo progetto e della idea che sta alla sua base. Non era il capriccio di qualcuno, come è stato definito, ma un piano serio». Ovviamente, resta centrale il nodo delle 150mila tonnellate annue e, sul punto, Venturi è chiaro: «Stiamo lavorando per capire se il progetto è o non è sostenibile. Se sta in piedi lo si fa, se non vale la pena non lo faremo e guarderemo in altra direzione. Ca’ del Bue era un progetto complesso che prevedeva, oltre allo smaltimento dei rifiuti, anche la produzione di energia, ma nel caso non sia redditizio non lo faremo. I nostri tecnici, assieme a quelli di Urbaser, stanno studiando la situazione e, entro l’autunno, avremo una risposta che credo definitiva».
Attacca polemico il Movimento 5 Stelle: «Il decreto attuativo dell’articolo 35 resuscita l’ormai defunto inceneritore di Ca’ del Bue. Dobbiamo ringraziare tutti quella forza politica attualmente al governo (e di cui Renzi è il presidente), che a livello locale predica in favore della salute e dell’ambiente, ma poi a Roma si dimentica di tutto».
i nuovi
inceneritori previsti dal Governo nel decreto attuativo dello «Sblocca Italia» di fine luglio
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