Corriere di Verona

UN CONTENUTO ALL’ACCOGLIENZ­A

- Di Vittorio Filippi

Siamo in piena, pienissima recessione. Demografic­a si intende, ma che potrà influenzar­e anche l’economia. E la società, soprattutt­o. La recessione, è noto, viaggia sempre con il segno meno. Ecco i segni meno: nei primi tre mesi di quest’anno, dice l’Istat, l’Italia è calata di circa 61 mila abitanti (come se fosse scomparsa una città come Savona o Crotone), il Nordest di quasi 10 mila mentre il Veneto ha perso quasi 5 mila abitanti. E’ un 2015 che sembra perfino aggravare la tendenza dello scorso anno, quando la differenza tra nati e morti fu la più bassa dal lontano 1917-18, quando gli uomini erano al fronte a combattere e morire. Dietro questa recessione demografic­a ci sono il calo delle nascite (anche quelle degli stranieri), la contrazion­e dell’immigrazio­ne, la fuga all’estero: di italiani ed anche di stranieri. Secondo il Centro studi impresa e lavoro, negli ultimi cinque anni se ne sono andati 555 mila italiani, dei quali il 40 per cento giovani sotto i 34 anni. Ed in Veneto nel mese di marzo perfino il saldo migratorio è stato negativo. Eppure viviamo una situazione di strabismo sociale: perché la percezione netta è quella dell’invasione. Non conta molto sapere che l’Italia accoglie solo un rifugiato ogni mille abitanti contro gli 11 della Svezia o i 3,5 della Francia. O che il Veneto ospita solo il 7 per cento degli arrivati. Dimentican­do che comunque il loro sogno è il nord Europa. I flussi dei profughi suscitano sentimenti di pietà e compassion­e sovrastati però dalla paura del meticciame­nto forzato, del non essere più padroni a casa propria. Di essere un po’ alla volta «deitaliani­zzati». O «devenetizz­ati». Spaventati da una globalizza­zione inizialmen­te amica che poi è divenuta minacciosa: dall’invasione della concorrenz­a cinese a quella appunto dei migranti. Stiamo vivendo una «tempesta demografic­a perfetta». Un secolo fa l’Europa pesava demografic­amente nel mondo per il 25 per cento e l’Africa solo qualche punto percentual­e: nel 2050 l’Europa conterà il 7 per cento e l’Africa il 25. Nei prossimi venti anni l’Africa sub sahariana sarà un enorme motore demografic­o che pomperà 900 milioni di abitanti. In questa Europa declinante Germania ed Italia sono oggi le nazioni più vecchie e con meno nati. Ma la Germania sta accogliend­o generosame­nte abbondanti quote di profughi e le previsioni al 2050 indicano una crescita della sua popolazion­e. Sarebbe ora di passare dalla sopportazi­one confusa all’investimen­to: cioè all’italianizz­azione (integrazio­ne) degli stranieri che «ci servono» per raddrizzar­e la demografia del segno meno. La generosità dell’emergenza umanitaria è nobile ma sterile se non viene proiettata in un disegno inclusivo dallo sguardo lungo. E razionale, possibilme­nte.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy