Nessun profugo in 78 comuni
E non ci sono sindaci che, in tutta la provincia scaligera, hanno messo a disposizione strutture pubbliche Nel Veronese, sono solo una ventina le realtà che accolgono. Prefettura, nuovo bando
Sono 1.197 i profughi ospitati nel Veronese. E sono divisi in strutture che si trovano sul territorio di venti comuni. Vuol dire che in altri 78 non c’è traccia di migranti. Ma ad accoglierli non sono le strutture municipali, visto che nessun sindaco della provincia ha dato la disponibilità. Nove primi cittadini hanno formato il protocollo per i lavori socialmente utili, ma nulla di più. E la prefettura cerca posti.
1200 I profughi attualmente ospitati nel Veronese in varie strutture private e assistenziali
470 I profughi attualmente ospitati nella struttura di Costagrande, sulle colline sopra Avesa. È il centro più grande del Veronese
13 Le strutture private e del sociale privato che a Verona ospitano dei profughi. La città è il Comune con il maggior numero di migranti
20 I Comuni del Veronese nel cui territorio operano realtà che ospitano profughi. Si tratta di piccoli gruppi seguiti da cooperative e personale specializzato
12 I profughi che andrebbero in ogni paese se tutti i 98 Comuni della provincia accettassero di ospitarli. Più di un terzo sono invece a Costagrande
Quasi tutti uomini. Poche donne. Qualche bambino. Si tramutano inevitabilmente in numeri, quelli che sono esseri umani. I numeri di un esodo che è biblico nelle proporzioni e nella continuità.
Sono 1.200 i profughi spiaggiati nel Veronese dall’inizio di quella che non ha più i crismi di un’ « emergenza » , ma le stimmate di una transumanza. Per l’esattezza sono 1.197. All’inizio erano solo maschi, come richiesto dalla prefettura in base alla disponibilità dei centri che li accoglievano. Si poteva fare una «cernita», allora. Era un anno e mezzo fa. In base al sesso, allo Stato di provenienza, alla religione. Arrivavano in piccoli gruppi e subito venivano « convogliati » . Da quasi un anno non è più così. È solo quando si aprono le porte dei pullman che arrivano dai centri di smistamento che si scopre chi c’è. Loro, i profughi, per la maggior parte diventano invisibili. Non si fanno fotosegnalare e se ne vanno.
Altri i lidi che vogliono raggiungere e verso i quali partono spesso scendendo dai mezzi già ai caselli autostradali. Di quei 1.200 che sono rimasti più di un terzo è a Costagrande. Quella tendopoli nata sulle colline sopra Avesa rappresenta l’anomalia di un sistema che si è bloccato. Quello dell’accoglienza. Parlano chiaro i dati della prefettura. Quelli che raccontano come solo nel territorio di venti Comuni veronesi siano ospitati dei migranti. A Verona vivono in 13 strutture, altri sono ad Albarè, Affi, Zevio, Isola della Scala, Selva di Progno, San Zeno di Montagna, Ferrara di Monte Baldo, San Pietro in Cariano, Caprino, Bussolengo, Nogara, Castelnuovo, Villafranca, Salizzole, Grezzana (dove c’è Costagrande), Erbè, Trevenzuolo, Mozzecane, Buttapietra. Sia ben chiaro che non si parla di amministrazioni comunali, ma di «presenze sul territorio». Solo venti amministrazioni le contano. Nelle altre 78 non c’è l’anima di un profugo. In ogni caso nessuno delle 98 «municipalità» veronesi, compresa la città, ha dato disponibilità ad accogliere in strutture proprie i migranti. Qui si parla di privati e di sindaci che, volenti o nolenti, quei profughi devono accettare.
Nove primi cittadini un passo in più lo hanno fatto, firmando con la prefettura un protocollo per far svolgere ai migranti lavori socialmente utili: Verona, Selva di Progno, Caprino, Bussolengo, Isola della Scala, Velo, Sorgà, Badia Calavena e Nogara. Ma nessuno ha messo a disposizione neanche una branda con lo stemma comunale. Tant’è.
«Alla fine deciderò io», ha sempre detto il prefetto Mulas che si è dichiarato pronto a discutere con tutti, ma a trovare comunque una soluzione. Perché il «privato sociale», anche a Verona, ormai è al collasso. E risposte non stanno arrivando neanche da quelle strutture ricettive su cui hanno fatto conto altre province. È sempre andato deserto finora il bando per l’assegnazione dei posti. Delle strutture demaniali nessuna si è rivelata idonea all’ospitalità, tranne la palazzina Nato sulle Torricelle che può garantire vitto e alloggio per un numero comunque esiguo.
Domani a Venezia ci sarà una riunione in cui verrà comunicato con ogni probabilità un ulteriore innalzamento della quota per ogni provincia. In Veneto ne sono ospitati 6.357. Se ogni Comune dei 98 veronesi desse la disponibilità, si tratterebbe di 12 profughi a paese. Un numero che garantirebbe l’integrazione e la gestione evitando le «anomalie» come Costagrande.