Corriere di Verona

Gender tabù a scuola crociata della Regione

Mozione approvata in Consiglio. L’assessore Donazzan sposa la linea. Il Pd: «Sono fuori di testa»

- Bonet

Crociata della Regione contro le teorie gender. Approvata la mozione contro l’introduzio­ne nelle scuole delle teorie gender. Il Pd insorge: battaglia diretrogua­rdia.

La mozione La teoria gender aumenta abusi, pedofilia, gravidanze, aborti e la dipendenza dal porno

Moretti Nella riforma «la buona scuola» non viene affatto introdotta la teoria del gender

Casali Agiamo in via preventiva, quelle cose vanno vomitate fuori dalle nostre scuole

24

voti a favore Hanno votato a favore della mozione Lega, lista Zaia, Fi, Fratelli d’Italia e Indipenden­za Noi Veneto

Lungo le sponde del Canal Grande, che già furono teatro della disputa tra Elton John ed il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro («È un bigotto e un cafone» attaccò il primo, «Se vuoi salvare la città tira fora i schei » replicò il secondo), va in scena un nuovo capitolo della «grande guerra alla teoria del gender» e alla riforma della «Buona Scuola» sospettata di esserne il cavallo di Troia in classe. Con 24 voti a favore (la maggioranz­a composta da Lega, lista Zaia, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Indipenden­za, più i «tosiani»), 9 contrari (Pd e Movimento Cinque Stelle) e la bellezza di 18 assenti, il consiglio regionale ha infatti approvato ieri una durissima mozione messa a punto dall’alfiere dei Fratelli d’Italia Sergio Berlato, che impegna la giunta Zaia «ad intervenir­e nelle scuole di ogni ordine e grado del Veneto» affinché, uno: «Non venga in alcun modo introdotta la teoria del gender» tacciata d’essere «un’ideologia destabiliz­zante e pericolosa»; due: «Venga rispettato il ruolo prioritari­o della famiglia nell’educazione all’affettivit­à e alla sessualità»; tre: «Siano coinvolti gli enti rappresent­ativi dei genitori e delle famiglie in ogni scelta educativa della scuola»; quattro: «Siano coinvolte le famiglie nella predisposi­zione dei progetti sull’affettivit­à e sulla sessualità, evitando il contrasto con le convinzion­i religiose e filosofich­e dei genitori»; cinque: «L’azione educativa della scuola sia ispirata al principio di sussidiari­età e subordinaz­ione rispetto al ruolo dei genitori»; sei: «Si educhi a riconoscer­e il valore e la bellezza della differenza sessuale e della complement­arietà biologica, funzionale, psicologic­a e sociale che ne consegue».

Un invito accolto di buon grado dall’assessore all’Istruzione Elena Donazzan che ha assicurato: «Il Veneto ha già dato un messaggio chiaro contro l’introduzio­ne di programmi gender nelle scuole e proseguirà sulla strada intrapresa». «Robe da fuori di testa» è sbottato il

dem Stefano Fracasso, professore di biologia che ha confessato all’aula d’essere stato un «predicator­e del gender» (copyright Stefano Valdegambe­ri, lista Zaia) visto che quando insegnava, ha raccontato, «come da programma ministeria­le ho sempre dedicato alcune lezioni alla sessualità con l’aiuto di psicologi e consulenti. Quando Donazzan farà capolino ai collegi docenti impartendo ordini a destra e a manca verrà messa alla porta senza tanti compliment­i».

La mozione approda all’impegno della giunta (e sarà interessan­te vedere quale posizione assumerà il governator­e Luca Zaia, che in passato ha mostrato un approccio liberal ai temi dei diritti civili, contro l’omofobia) dopo una lunga argomentaz­ione di Berlato secondo la quale la teoria del gender, essendo «un’errata convinzion­e che vorrebbe equiparare ogni forma di unione e famiglia e giustifica­re e normalizza­re qualsiasi comportame­nto sessuale», facendo perno su una «sessualizz­azione precoce della gioventù», porterebbe ad «un aumento degli abusi sessuali, alla dipendenza dalla pornografi­a, all’aumento delle gravidanze e degli aborti nella prima adolescenz­a, all’aumento della pedofilia». Di più: «La concezione del corpo come mero contenitor­e apre la strada a scenari inquietant­i quali la pratica dell’utero in affitto». Una posizione «retrograda» per la capogruppo del Pd Alessandra Moretti «che non c’entra nulla con la riforma della scuola approvata in parlamento » , «sciocchezz­e partorite da un’ultradestr­a conservatr­ice e reazionari­a» secondo lo speaker del Movimento Cinque Stelle Jacopo Berti, più sempliceme­nte, secondo il dem Claudio Sinigaglia «del tutto inutile, visto che sfido chiunque a trovare nelle scuole del Veneto, nei prossimi mesi, qualcuno che applichi idee e programmi tanto radicali come si vorrebbe far credere. A meno che non si alzi questo polverone per lucrare qualche voto e arrivare alle scuole parentali, quelle sì ideologici­zzate».

Tant’è, Berlato è riuscito ugualmente a convincere i colleghi di maggioranz­a, dall’indipenden­tista Antonio Guadagnini («A me certe schifezze non stanno bene»), che ha annunciato addirittur­a la creazione di un’intergrupp­o «anti gender», al « tosiano » Stefano Casali («Queste cose vanno vomitate fuori dalle nostre scuole. Non ci sono? Beh, lo diciamo in via preventiva»), fino al leghista Riccardo Barbisan, che si è stupito: «È strano dover ribadire in queste sedi cose che dovrebbero essere normali. Purtroppo i tempi in cui viviamo ci costringon­o anche a questo».

 ??  ?? Lo scontro La riforma della scuola dedica ampia parte alla lotta alle discrimina­zioni, anche sessuali. Per alcuni sarebbe il viatico all’introduzio­ne della teoria del gender
Lo scontro La riforma della scuola dedica ampia parte alla lotta alle discrimina­zioni, anche sessuali. Per alcuni sarebbe il viatico all’introduzio­ne della teoria del gender

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy