Corriere di Verona

«Fusioni bancarie? Meno credito e occupazion­e»

- Sam.Nott. Gianni Sciancalep­ore

Le ipotesi di fusioni bancarie spaventano i sindacati. Se alla vista ci sono acquisizio­ni e incorporaz­ioni tra gruppi bancari, il più chiacchier­ato è il Banco Popolare promesso sposo di Ubi Banca, ma si parla anche di Veneto Banca, non è detto che queste nozze siano positive per tutti. Almeno così la pensa Marco Muratore, segretario scaligero della Fabi: «Fondere gruppi creditizi presenti sullo stesso territorio crea più rischi che opportunit­à – chiarisce Muratore – innanzitut­to, perché ciò determina una revisione della rete di filiali, con la necessità di procedere a chiusure di sportelli e conseguent­i esuberi di personale, ma soprattutt­o ci preoccupan­o gli impatti che queste fusioni avranno sull’economia locale, con un inevitabil­e restringim­ento dei rubinetti del credito soprattutt­o nel Nordest». Secondo il segretario dei bancari Fabi, la concentraz­ione del credito non favorirà di certo la concession­e di linee di credito alle imprese, ma anzi la renderà più difficile. «La presenza nella nostra regione di un numero minore d’istituti creditizi – chiarisce Muratore – porterà a una diminuzion­e degli affidament­i». Per questo è necessario l’intervento della politica che deve ragionare in termini di prospettiv­a, con il coraggio di intervenir­e e di dire la propria: «Non si può lasciare fare agli altri – chiarisce Muratore – sperando che vada tutto bene per il proprio territorio». Nel frattempo, ieri, Veneto Banca ha varato il nuovo assetto organizzat­ivo e managerial­e. Su proposta del direttore generale, Cristiano Carrus, il cda ha affidato la neo costituita Divisione Mercato Italia a Enrico Doni e la Divisione Banche Estere e Succursale di Bucarest a Paolo Mariani. che l’azione di responsabi­lità non dovrebbe riguardare solo l’ex ad Samuele Sorato, defenestra­to dopo l’ispezione Bce, ma anche il Cda. «Difficile credere che per operazioni di quella portata vi sia un unico responsabi­le» dicono i sindacati. E ricordano come nell’ultima assemblea dei soci col voto capitario prima del passaggio alla Spa i tanti dipendenti-azionisti si faranno sentire. «Nessuno sconto e mandato in bianco per il futuro» concludono.

Convinzion­e in quanto fatto in passato e fiducia per il futuro della banca sono invece il succo della lettera che stanno ricevendo i soci Bpvi a firma del presidente Zonin. Il punto nodale è l’invito ad azionisti, clienti e dipendenti a tenere duro in vista dei prossimi passaggi epocali. In particolar­e, scrive Zonin, «sarebbe un errore se i nostri 120 mila soci gettassero la spugna per sfiducia, sconforto o impazienza... non fareste né il vostro interesse né quello della banca».

Insomma nessuna corsa a vendere le azioni Bpvi, nonostante il loro forte e progressiv­o deprezzame­nto. Corsa peraltro frustrata negli ultimi mesi, per colpa - scrive Zonin - delle nuove normative europee.

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Quartier generale La sede centrale del Banco Popolare a Verona

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