«Fusioni bancarie? Meno credito e occupazione»
Le ipotesi di fusioni bancarie spaventano i sindacati. Se alla vista ci sono acquisizioni e incorporazioni tra gruppi bancari, il più chiacchierato è il Banco Popolare promesso sposo di Ubi Banca, ma si parla anche di Veneto Banca, non è detto che queste nozze siano positive per tutti. Almeno così la pensa Marco Muratore, segretario scaligero della Fabi: «Fondere gruppi creditizi presenti sullo stesso territorio crea più rischi che opportunità – chiarisce Muratore – innanzitutto, perché ciò determina una revisione della rete di filiali, con la necessità di procedere a chiusure di sportelli e conseguenti esuberi di personale, ma soprattutto ci preoccupano gli impatti che queste fusioni avranno sull’economia locale, con un inevitabile restringimento dei rubinetti del credito soprattutto nel Nordest». Secondo il segretario dei bancari Fabi, la concentrazione del credito non favorirà di certo la concessione di linee di credito alle imprese, ma anzi la renderà più difficile. «La presenza nella nostra regione di un numero minore d’istituti creditizi – chiarisce Muratore – porterà a una diminuzione degli affidamenti». Per questo è necessario l’intervento della politica che deve ragionare in termini di prospettiva, con il coraggio di intervenire e di dire la propria: «Non si può lasciare fare agli altri – chiarisce Muratore – sperando che vada tutto bene per il proprio territorio». Nel frattempo, ieri, Veneto Banca ha varato il nuovo assetto organizzativo e manageriale. Su proposta del direttore generale, Cristiano Carrus, il cda ha affidato la neo costituita Divisione Mercato Italia a Enrico Doni e la Divisione Banche Estere e Succursale di Bucarest a Paolo Mariani. che l’azione di responsabilità non dovrebbe riguardare solo l’ex ad Samuele Sorato, defenestrato dopo l’ispezione Bce, ma anche il Cda. «Difficile credere che per operazioni di quella portata vi sia un unico responsabile» dicono i sindacati. E ricordano come nell’ultima assemblea dei soci col voto capitario prima del passaggio alla Spa i tanti dipendenti-azionisti si faranno sentire. «Nessuno sconto e mandato in bianco per il futuro» concludono.
Convinzione in quanto fatto in passato e fiducia per il futuro della banca sono invece il succo della lettera che stanno ricevendo i soci Bpvi a firma del presidente Zonin. Il punto nodale è l’invito ad azionisti, clienti e dipendenti a tenere duro in vista dei prossimi passaggi epocali. In particolare, scrive Zonin, «sarebbe un errore se i nostri 120 mila soci gettassero la spugna per sfiducia, sconforto o impazienza... non fareste né il vostro interesse né quello della banca».
Insomma nessuna corsa a vendere le azioni Bpvi, nonostante il loro forte e progressivo deprezzamento. Corsa peraltro frustrata negli ultimi mesi, per colpa - scrive Zonin - delle nuove normative europee.