Corriere di Verona

Emergenza migranti, la catastrofe incompresa

- Umberto Curi

Lungo tutto questo periodo, i flussi si sono caratteriz­zati per la loro regolarità. Persistend­o sostanzial­mente invariato il grande serbatoio dell’Africa subsaharia­na, abbiamo assistito a fasi successive di provenienz­a da aree diverse dell’emisfero settentrio­nale. Prima dal Maghreb, poi dall’Albania, poi dall’Europa centrale, ora dal vicino Oriente. Sebbene ovviamente non programmat­i, questi movimenti obbedivano ad una sorta di implicita «razionalit­à», come espression­e di esigenze di riequilibr­io complessiv­o, secondo il principio dei vasi comunicant­i. Il crearsi di alcuni «vuoti» (di risorse, di possibilit­à di sopravvive­nza, ecc.) induceva a spostament­i pressoché automatici, o comunque spontanei, verso le aree europee che avevano la possibilit­à di assorbire una quota considerev­ole di ingressi. Rispetto a questo quadro generale, gli avveniment­i delle ultime settimane si costituisc­ono come una netta discontinu­ità, per l’appunto come una «catastrofe». La mancata soluzione delle carenze struttural­i di tanti Paesi africani, abbandonat­i colpevolme­nte al loro destino di sottosvilu­ppo, si è andata sommando ad un fenomeno ignorato o frainteso dagli analisti, vale a dire la trasformaz­ione di tutto il Medio Oriente in un teatro di guerra permanente. Di qui una pressione migratoria formidabil­e, non più, come in passato, verso mete più o meno «mirate» e selezionat­e, ma verso l’Europa in quanto tale. Di qui, appunto, la trasformaz­ione della quantità in qualità, il farsi presente di una radicale discontinu­ità, capace di immettere ad una fase sostanzial­mente nuova. Masse sempre più consistent­i di individui mettono in discussion­e ciò che per decenni l’Europa ha considerat­o fuori questione, vale a dire il diritto del Vecchio Continente a non essere direttamen­te coinvolto nei processi di trasformaz­ione in corso a sud del Mediterran­eo. Quale inevitabil­e – ancorchè imprevisto – contraccol­po del processo di globalizza­zione, centinaia di migliaia di individui manifestan­o concretame­nte l’evanescenz­a di ogni astratto confine nazionale e si propongono nel loro insieme come forza d’urto capace di spazzare via l’ atteggiame­nto di opportunis­tico, ma anche ottuso, agnosticis­mo che l’Europa si è illusa di poter assumere nei confronti delle dinamiche politiche ed economiche dell’Africa e del Medio Oriente. Ciò che servirebbe è uno sforzo di riorientam­ento complessiv­o delle politiche europee alla prova delle novità che stanno ora emergendo. Con la consapevol­ezza di essere in presenza di una fase di trasformaz­ione giunta oltre il punto di non ritorno.

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