Corriere di Verona

Buona Scuola, in arrivo in Veneto 800 prof dal Sud Paritarie, 3500 alunni in meno

Nella notte la «lotteria» nazionale. Ma c’è anche chi andrà in Sicilia

- Alice D’Este Silvia Madiotto

Chiara si sente come se avesse vinto alla lotteria, da Padova a Rovigo, dov’è stata «deprecariz­zata» come insegnante di sostegno, ci sono solo 30 chilometri di distanza. E non dovrà nemmeno preoccupar­si di percorrerl­i subito, per quest’anno scolastico ha accettato una supplenza a Padova prima di sapere dell’assunzione a vita e può mantenerla. Del suo, eventuale, trasloco nel rodigino se ne parla il prossimo anno scolastico. A Marina invece non è andata bene come a Chiara: da Montebellu­na (Treviso) dovrà andare fino a Catania, in Sicilia, per insegnare musica alle medie: 1.315 chilometri di distanza da casa. La notizia le è arrivata via mail alle 3.16 di notte ed è stata una doccia gelata. «Dovevamo dare una preferenza fra cento province – spiega la trentaduen­ne Marina Sartena, precaria da undici anni -. Al primo posto avevo messo Treviso, poi Padova e Vicenza, Catania era al 76esimo - continua -. Sono contenta, mi piace il mare». La storia di Marina non è isolata. Diversi insegnanti di musica devono fare i bagagli in direzione del Sud. «Ho ricevuto la telefonata di una professore­ssa di sassofono in lacrime - racconta Manolo Baio, responsabi­le dei precari della scuola di Cgil del Veneto -, è vicentina ed è entrata in ruolo ad Agrigento: è disperata ma accetterà». Michele, trentaseie­nne di Padova, dovrà essere a Frosinone tra due settimane. Lui insegna oboe e se non accetta l’incarico in Lazio( c’è tempo fino al 14 settembre per dire sì o no) sarà escluso da qualsiasi graduatori­a.

Ieri, si è conclusa la fase «B» della Buona scuola e, in nottata, sono arrivate le mail di assunzione dei docenti su scala nazionale, non più regionale com’era accaduto con le fasi « 0 » e «A». «Mi sento baciata dalla for tuna - racconta Chiara Bovo, trentenne padovana -, Rovigo (unica città veneta con un posto vacante nella scuola d’infanzia, ndr) era la mia prima opzione e ce l’ho fatta». Chiara è insegnante di sostegno, «merce rara», sottolinea Baio, in Veneto. «Persino con la fase “B” rimangono 150 posti di sostegno vacanti, c’è una carenza struttural­e di queste figure», aggiunge. Bovo ora potrà progettare il proprio futuro con tranquilli­tà. «Abbiamo però passato settimane da incubo - racconta -, il governo non dava comunicazi­oni e abbiamo partecipat­o a scatola chiusa. A me è andata bene - conclude - ma non è giusto giocare così sulla vita delle persone». Un’altra insegnante, sempre padovana, è un po’ meno fortunata di Chiara: la sua scuola d’infanzia è a Cremona. In questa fase della Buona scuola, in Veneto sono stati assunti 2.047 professori e quasi la metà arriverà da fuori regione. «Non abbiamo ancora i dati sicuri, li avremo domani (oggi,

ndr) - continua Baio - ma calcoliamo che dalle regioni del sud arriverann­o tra le 700 e le 800 persone». Nelle prime due fasi invece sono stati assunti, dalle graduatori­e regionali e tra i vincitori dei concorsi del 1992, 1999 e 2012, 2.153 insegnanti. Tra questi, ci sono storie di decenni di precariato come quella di Paola, professore­ssa veneziana di lingue dal ‘92, che il 27 agosto ha firmato il contratto. Ma c’è anche qualcuno che non si aspettava nemmeno più di entrare nel mondo della scuola pubblica. «Scusi, di cosa sta parlando?», ha risposto Milena Schiuma, 36enne di Padova che nel ‘99 ha passato il concorso d’educatore in convitto e nei giorni scorsi è stata contattata dall’Ufficio scolastico regionale per entrare di ruolo al Foscarini di Venezia. Milena aveva un altro lavoro a Padova e, appunto, non faceva più conto di fare l’educatrice nel pubblico.

Ieri, quasi simultanea­mente all’arrivo, da Roma, delle mail di assunzione, l’Ufficio scolastico del Veneto rendeva pubblici i dati del numero di classi e alunni nelle scuole della regione. In tutto, nelle scuole pubbliche, ci sono quasi 607 mila studenti tra i tre e i diciotto anni d’età mentre le classi che servono per rispondere a tutte le necessità sono poco più di 28 mila e 500, 117 in più di quanto aveva conteggiat­o il Ministero. Sul fronte invece delle scuole paritarie continua il trend negativo iniziato lo scorso anno scolastico quando hanno chiuso 23 strutture e si sono persi 3.600 alunni nel privato. Per quest’anno, le scuole che non riaprono i battenti dopo l’estate sono dieci, pari ad un migliaio di posti in meno da reperire al più presto nel pubblico. «La situazione negli istituti paritari del Veneto è complicata da sempre ma le proporzion­i che ha assunto la vicenda sono più preoccupan­ti di quanto pensassimo», dice Daniela Beltrame, direttore dell’Ufficio scolastico del Veneto. A Lamon in provincia di Belluno ha chiuso i battenti una scuola privata e ora ci sono 60 alunni di seconda e terza elementare da inserire nel pubblico. «Non è semplice - conclude Beltrame -, le scuole paritarie spesso coprono lacune del pubblico, se chiudono, noi abbiamo problemi a reintegrar­e gli studenti».

Marina Sartena Da Treviso a Catania? Sono contenta e accetterò Insegno musica alle scuole medie. Spero che il mare sia bello...

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