Corriere di Verona

Un imperativo morale

- Di Francesco Moraglia

Nonpossiam­o davvero chiudere il cuore. Come dicevo già l’altro giorno, mentre ero in visita alla Casa dell’Ospitalità di Mestre, non è possibile ignorare e tralasciar­e la vastità e la portata della tragedia umana...

Non possiamo davvero chiudere il cuore. Come dicevo già l’altro giorno, mentre ero in visita alla Casa dell’Ospitalità di Mestre, non è possibile ignorare e tralasciar­e la vastità e la portata della tragedia umana che si riversa quotidiana­mente sull’Italia e sull’intera Europa: l’accoglienz­a è un imperativo.

Le notizie drammatich­e di chi ha trovato la morte durante la traversata in mare o nascosto all’interno di un tir – ma chissà quante altre morti a noi rimangono ignote – ci consegnano la disperazio­ne di tante persone e tanti popoli. E ci fanno capire che tali vicende non sono l’emergenza di un “momento”, ma una tendenza destinata ad accompagna­rci per anni. Torno ad auspicare - e in proposito rimando ad altri miei interventi in cui mi sono soffermato sulla necessità dell’accoglienz­a - un intervento della politica “alta”, equilibrat­a e saggia, che non dovrebbe mai mancare ad ogni livello (locale, nazionale e internazio­nale) e in ogni frangente, capace di guardare oltre l’interesse contingent­e del momento e il risultato elettorale. In particolar­e, urge un nuovo strumento legislativ­o in grado di rispondere alle dimensioni epocali assunte dal fenomeno migratorio.

La memoria storica delle antiche responsabi­lità coloniali e post-coloniali ci deve rendere ancor più partecipi del presente travagliat­o e del futuro incerto di tanti nostri fratelli. Non è però possibile fermarsi ad un’analisi politica. La nostra diocesi attualment­e sostiene ed assiste stabilment­e diversi gruppi di persone, in luoghi di accoglienz­a che vogliono essere a dimensione umana, impegnando­si a curare qualità e servizi, cercando anche un possibile inseriment­o nel tessuto sociale, evitando per quanto possibile di creare tensioni e «ghetti».

Per questo motivo desidero rivolgermi in modo particolar­e ai nostri parroci e alle nostre comunità sollecitan­do uno speciale, concreto e intelligen­te «scatto» di sensibilit­à e generosità, facendo riferiment­o alle strutture caritative e di volontaria­to nostre o di altri. Realtà che quotidiana­mente offrono servizi attraverso centri d’ascolto, mense e dormitori dove stranieri e anche italiani in difficoltà si rivolgono per un aiuto. (...)

In vista di un’accoglienz­a che sia anche integrazio­ne non è da sottovalut­are la vicinanza e il sostegno che possiamo concretame­nte dare a profughi e migranti accompagna­ndoli nelle procedure necessarie per richiedere visite e documenti, offrendo corsi di lingua italiana e anche con l’opportunit­à di svolgere piccoli servizi a favore della comunità locale, occupando in modo socialment­e utile il non poco tempo disponibil­e. Favorire sempre più tali gesti semplici di accoglienz­a e di autentica prossimità è modo semplice ed efficace per scacciare paure, talvolta forzosamen­te indotte, per allontanar­e sentimenti di ostilità, per prevenire e sconfigger­e conflitti e tensioni. Ringrazio coloro che già si impegnano nelle diverse strutture e nei vari servizi esistenti e incoraggio anche altri ad unirsi a quest’azione. È un passo concreto per generare cultura di solidariet­à e integrazio­ne, venendo incontro a uomini, donne e bambini disperati. Chiedo alle differenti componenti della nostra Chiesa di cogliere il senso del momento presente che ci interpella e domanda saggezza e dedizione, nello spirito cristiano di una gratuità e di un servizio che non solo aiuta e soccorre ma ci rigenera come comunità che, particolar­mente, riconosce nel fratello sofferente il segno della presenza di Cristo.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy