Controffensiva del Pd Businarolo (M5S) porta il caso in Parlamento
Nei quattro angoli della provincia di Verona continuano ad essere organizzati incontri sull’«ideologia gender». Ieri sera se n’è tenuto uno a San Giovanni Ilarione (preceduto da una polemica tra la sindaca leghista Ellen Cavazza e il presidente della locale pro loco, «reo» di averlo criticato su Facebook), tra pochi giorni, il 12 settembre, se ne parlerà a Concamarise (altro comune a guida leghista) con l’intervento del presidente dei Giuristi per la Vita Gianfranco Amato. Una questione su cui ha voluto mettere il cappello pure la Regione Veneto, con la mozione approvata dai consiglieri di maggioranza. Ma ora dal Pd inizierà una controffensiva: «La Conferenza della Donne Democratiche, insieme a Se non ora quando... al fine di fornire un corretta informazione inizierà un percorso di incontri pubblici a Verona e nella sua provincia, con un team di esperte ed esperti, per rispondere ai tanti dubbi ed alle tante paure che sta generando questa campagna di allarme gender», fanno sapere Valeria Pernice, portavoce Conferenza Donne democratiche di Verona, la psicologa Luigina Zappon. Quanto alla mozione approvata a Venezia, «il problema sta proprio nel fatto che non esiste nessuna teoria gender e non si capisce il senso della mozione votata». «Sulla cosiddetta “questione gender” siamo davanti all’ennesima operazione di disinformazione organizzata, all’unico scopo di racimolare consenso promuovendo l’ignoranza», afferma Francesca Businarolo, deputata veronese del Movimento 5 Stelle, che promette di portare adesso il caso in Parlamento con un’interrogazione al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. «Doveroso far chiarezza, a questo punto, anche per scongiurare questo panico infondato - nota la deputata -. Non si capisce, poi, che titolo abbia un consiglio regionale nell’intervenire a gamba tesa su una questione di competenza nazionale come i programmi scolastici».