Corriere di Verona

Luxottica studia nel nuovo integrativ­o la «staffetta generazion­ale»

Pensionand­i in part-time a contributi pieni e giovani assunti: sindacati e azienda trattano

- Gianni Favero @GianniFave­ro

Un nuovo posto di lavoro a tempo pieno per un giovane se un anziano rinuncia a metà del suo. L’equazione, almeno in Italia, è inedita, non si è mai vista se non a titolo sperimenta­le in qualche grande gruppo in mano pubblica. A crederci però sono sindacati e vertici aziendali di Luxottica, il colosso dell’occhialeri­a di Agordo, nelle cui stanze, secondo indiscrezi­oni, si sta seriamente ragionando su come inserire nel prossimo contratto integrativ­o una chiave di questo tipo.

La formula è semplice da enunciare ma naturalmen­te molto complessa nei contenuti che potrà assumere, sempre che si trovi la quadra. Di certo c’è che l’interesse è convergent­e. L’età media dell’organico negli stabilimen­ti va abbassata, anche alla luce delle nuove frontiere sul mondo digitale aperte dalla recente intesa con Intel Corporatio­n in materia di «Wearable Technology» ( in questo caso la realtà aumentata applicata agli occhiali), e su questo l’azienda ha pochi dubbi. Le organizzaz­ioni dei lavoratori, dal canto loro, puntano ad un turn over che contenga da una parte un potenziame­nto dell’occupazion­e e dall’altra una componente formativa sul modello ideale e un po’ romantico del padre che insegna il mestiere al figlio. E l’avvio di politiche attive per l’inseriment­o di giovani è segnalata come uno dei punti-base delle piattaform­e sindacali su cui si è avviata la trattativa.

Lo schema è ancora troppo essenziale per pensare di poterlo calare facilmente sul mondo reale; però le possibilit­à che vada a dama entro poche settimane ci sono. In tale ipotesi il prossimo integrativ­o in Luxottica, oltre al ben noto intreccio di benefit e misure di welfare, da tempo additato come esempio principe da copiare almeno in parte da parte delle altre aziende, potrebbe contenere anche questa novità.

Ossia che ad un numero contenuto di lavoratori destinati ad accedere alla pensione entro due o tre anni - indicativa­mente alcune decine - sia prospettat­a la possibilit­à di ridurre il proprio contratto ad un part-time per inserire, in pari quantità numerica, tendenzial­mente nelle stesse mansioni, dei giovani a tempo pieno. Tutto ciò, va sottolinea­to, senza alcuna conseguenz­a sul trattament­o previdenzi­ale alla fine della vita lavorativa. L’assegno pensionist­ico, in sostanza, rimarrebbe lo stesso, sempre che si riesca ad individuar­e un sistema approvato dall’Inps che consenta all’azienda di continuare a versare i contributi come se il contratto fosse ancora di otto ore anziché di quattro.

Una volta superato lo scoglio normativo rimarrebbe­ro da individuar­e tutti i criteri legati alla selezione dei neoassunti. In altri termini bisogna rispondere a domande come: che legami vi dovranno essere fra l’anziano che accetti la riduzione di orario, e quindi di stipendio, ed il nuovo arrivato? Se di parentela, fino a che grado? In assenza di discendent­i «candidabil­i», chi accetta la proposta potrà indicare nominativa­mente la persona a vantaggio della quale si sacrifica? Ma così facendo non si rischia di creare una discrimina­zione fra quanti sono in lista di attesa, nel senso che potrebbe generarsi una classe di persone più favorite di altre perché «figli di» o «indicati da» a prescinder­e da capacità o altri requisiti? In quale misura o in che modo i nuovi contratti di lavoro dovranno o potranno intersecar­si con le normative che in questo 2015 hanno dato una scossa al mercato del lavoro, ossia la legge di stabilità tramite la decontribu­zione Inps per tre anni dei neoassunti (la cui conferma anche per il 2016 è una scommessa) e le «tutele crescenti» contenute nel Jobs Act?

Basta solo questo breve campionari­o di interrogat­ivi per capire che trovare una soluzione non è una passeggiat­a. Ma la piattaform­a di sfide che il tema pone è estremamen­te interessan­te soprattutt­o per il modello che ne potrebbe derivare.

Dalla sua, comunque, Luxottica ha una quadro economico e finanziari­o sicurament­e dimensiona­to al rischio di una simile sperimenta­zione. I primi sei mesi del 2015 hanno infatti segnato un aumento delle vendite, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, del 22% a 4,75 miliardi di euro, con un utile netto di 575 milioni, in crescita del 33,7%.

4,75 In miliardi di euro, i ricavi di Luxottica nel primo semestre 2015

575 In milioni di euro, l’utile netto del primo semestre in salita del 33%

261 In milioni di euro, la cassa generata da Luxottica nel secondo trimestre

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Esperiment­o Operai allo stabilimen­to Luxottica di Agordo
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