Il guru di Salvini lascia l’Università di Verona
Dopo dieci anni come docente a contratto, non ha partecipato al nuovo bando I suoi post su Facebook avevano causato polemiche. «Ma ho la coscienza a posto»
Da quando si è saputo che ad orchestrare la comunicazione sui social network di Matteo Salvini c’è un giovane imprenditore del digitale che tra le altre cose è anche un docente a contratto dell’Università di Verona, Luca Morisi è uscito dal tradizionale cono d’ombra in cui vivono i portavoce o i guru dei politici. Il suo profilo Facebook è stato presto scrutinato e monitorato fino a far emergere che questo 42enne mantovano, lungi dall’essere un asettico collaboratore di Salvini, ne è in prima battuta un ultrà, che oltre a celebrare le gesta del «Capitano» (nomignolo che, si dice, lui stesso ha inventato per Salvini), non disdegna di denigrarne gli avversari.
Alle polemiche suscitate dai suoi commenti al vetriolo, Morisi non ha mai risposto. Lo fa adesso, ancora una volta con un post su Facebook, dove prende congedo dall’Università di Verona «dopo dieci anni di attività come docente a contratto». Spiega di aver scelto di non partecipare al bando per l’insegnamento per il nuovo anno accademico, non perché qualcuno gliel’abbia chiesto, ma perché «ho ritenuto di togliere dall’imbarazzo un po’ di persone, e innanzitutto l’Ateneo dove ho studiato, mi sono laureato e ho conseguito il dottorato di ricerca (per concorso e per meriti, non per Grazia divina)».
Il punto è che l’Università di Verona è pubblica, come sono pubblici i (pur pochi) soldi dello stipendio che Morisi percepiva. Lui assicura di aver sempre tenuto «rigorosamente distinto» il suo ruolo di «comunicatore politico ai tempi dei social (e di tifoso, a volte anche duro e sopra le righe - ma l’audience non si genera spontaneamente)» da quello di docente universitario. Ed è certamente nei panni del tifoso che ha vezzeggiato con coloriti epiteti gli avversari di Salvini, siano essi Ma t te o Renz i ( « bimbo - minkia») o Flavio Tosi («Tosolo, nano politico»). Ma con Alessandra Moretti, Morisi, per molti, si è spinto troppo oltre: ha postato la foto di un manifesto della candidata Dem alla Regione accanto alla pubblicità di uno spettacolo hard, il tutto condito dalla maliziosa didascalia «Simmetrie involontarie (#scelgozaia)». Sono piovute accuse di sessismo, tanto da costringere a intervenire in prima persona il rettore dell’Ateneo, Nicola Sartor: «Tale comportamento reca danno alla reputazione dell’Università di Verona».
Adesso Morisi, come lui stesso afferma, toglie tutti dall’imbarazzo. Non prima però di togliersi qualche sassolino dalle scarpe nei confronti di chi in questi mesi ha esercitato pressioni sull’Università di Verona per interrompere la collaborazione. Spiega di mantenersi da 20 anni grazie alla sua attività di imprenditore («fortunatamente con un successo sufficiente a garantirmi una vita serena»), aggiunge che la docenza gli fruttava appena 1800 lordi l’anno ( « in sostanza in perdita, tuttavia era un ruolo di “civil servant” che svolgevo con scrupolo, l’avrei fatto anche gratis»), rivendica la sua carriera universitaria costellata di 30 e lode («il mio “cursus” scolastico non teme sfide di brillantezza»). Si definisce comunque «a posto con la coscienza». E quella dietro la cattedra, «è stata una bella esperienza di vita». Dai fan un profluvio di commenti di stima e incoraggiamento, quando non di vera e propria venerazione: «È uno spreco enorme che tu non insegni - scrive Monica Corghi - La tua mente è la più brillante che io abbia mai conosciuto».