Arena, da ottobre conti al setaccio Girondini non rischia
A inizio ottobre conti al setaccio. Il deficit potrebbe aumentare, ma Girondini non rischia
Prima la Turandot in Oman e poi il Consiglio d’autunno. Con la Fondazione Arena al gran completo, compresi presidente Flavio Tosi e sovrintendente Francesco Girondini, nel sultanato per la tournée, l’attenzione ora è rivolta alla prossima settimana, quando è in programma l’ormai nota riunione d’autunno. Era stato lo stesso sindaco a preannunciarla, qualche mese fa, alle organizzazioni sindacali, ed ora sembra giunto il momento di fare una valutazione complessiva della stato di salute della Fondazione. Sul tavolo ci sono i dati del Festival lirico estivo che, nonostante il bel tempo, è stato piuttosto negativo se si guarda ai risultati della biglietteria. C’è l’impegno, ufficializzato nei giorni scorsi, di Agsm pronta ad intervenire con 7,5 milioni di euro, in tre anni, proprio a favore della Fondazione. C’è l’incertezza dei fondi regionali, non ancora approvati da Venezia e che, quindi, potrebbero sparire dal bilancio della Fondazione, c’è l’analisi dei costi del teatro e c’è, soprattutto, la questione del sovrintendente. In questi giorni la politica si sta confrontando sull’ipotesi di un manager da portare in via Roma, ma in realtà, in questa analisi complessiva sulla Fondazione non sembra sia compreso un cambio al vertice. Nel «patto tra gentiluomini» che la scorsa primavera ha portato alla conferma di Francesco Girondini, apparentemente, la fiducia a tempo non era contemplata. Se c’è stato gentlemen’s agreement tra i rappresentanti del nuovo Consiglio di Indirizzo, l’accordo riguardava l’assunzione di responsabilità nell’approvare il bilancio del Consiglio uscente, ma non la fine del mandato di Girondini. Un’assunzione di responsabilità che ha permesso alla Fondazione di realizzare il Festival lirico in tutta tranquillità, senza i problemi di un bilancio consuntivo non approvato. I nodi da affrontare nel corso della riunione, tuttavia, non mancheranno, soprattutto, se venisse confermata l’indiscrezione che, ad oggi, mancherebbero nelle casse della Fondazione, rispetto al bilancio preventivo, 7 milioni di euro. Una cifra assolutamente ragguardevole che spingerebbe la situazione economica del teatro al limite del drammatico, tenendo conto che già l’anno scorso il bilancio della Fondazione fu chiuso in rosso per 6 milioni e che il debito complessivo ha sforato i 30 milioni di euro. Tuttavia, in questa prospettiva sono presenti alcune variabile che potrebbero dare una svolta positiva alla situazione. Dalla Fondazione si è ancora in attesa del pronunciamento del Tar del Lazio sulle modalità di spartizione del Fus. Se venisse accolta la tesi sostenuta da Verona, alla Fondazione toccherebbero 2 milioni all’anno per 3 anni, oltre ad un nuovo conteggio per il 2015. In più si sta pensando anche a «limare» il contratto integrativo dei dipendenti dell’Arena. Nel suo complesso l’integrativo vale, per il teatro, 6 milioni di euro l’anno: se si riuscisse a risparmiare un po’ di soldi, quelle risorse sarebbero utilizzate per riportare in linea la Fondazione, ma un dialogo con i sindacati, su una simile questione, non è ancora stato aperto.