Aprirsi al futuro con il crowdfunding
In occasione di uno dei magnifici incontri di «Una montagna di libri» a Cortina d’Ampezzo, di cui questo giornale ne è il major sponsor, ho avuto modo di conoscere e colloquiare con Serge Latouche, il celebre economista e filosofo francese noto al grande pubblico anche per la sua teoria della «decrescita».
Questo suo pensiero, non sempre condivisibile ma stimolante nella proposta, ha avuto un ruolo importante nei movimenti sociali dei primi anni Duemila che hanno dato vita ad alcune reti di consumatori che si sono autorganizzati e stabilito poi relazioni dirette con i produttori.
Contestualmente, l’avvento poi della sharing economy (economia condivisa), l’uso di piattaforme digitali, dei social network, delle App e del Web in generale ne hanno facilitato e consolidato i contenuti. Aggregare e condividere diventano quindi parole chiave per generare valore aggiunto. Pensiamo a Wikipedia: solo 50 dipendenti ma ben 14 milioni di contributori volontari che sono riusciti a compilare la più grande enciclopedia mai scritta nella storia dell’umanità (si parla di oltre 3 milioni di voci), ma qui siamo nel crowdsourcing, che meriterebbe altra disquisizione.
Oggi più che mai, creatività è collegare le cose con fantasia e passione. Pertanto, bisogna comprendere l’era in cui viviamo e dialogare con il futuro. Come direbbe Steve Jobs: non ha senso rimanere imprigionati in un’epoca che non ci appartiene più continuando a iterare modelli che non sono più sostenibili.
Nella fattispecie della crisi economica che attanaglia le Fondazioni lirico-sinfoniche, l’Arena ma non solo, oltre a confermare che spesso alla base ci sta un grande problema di qualità del management e conseguentemente di scelte strategiche e di contenuto non sempre all’altezza, ci fa capire che è altresì presente poca attenzione al cercarsi le risorse necessarie confidando nei buoni uffici e peso politico del presidente-sindaco o, comunque, sullo statopantalone che sempre accorre in aiuto.
Ora però non più. Le contribuzioni pubbliche sono sempre meno e le singole Fondazioni devono incominciare a camminare da sole e cercarsi le risorse. Uno strumento all’uopo oggi attuale e straordinario è il crowdfunding (finanziamento collettivo), utile soprattutto per incrementare il proprio budget e sopperire alla ormai risicata contribuzione pubblica.
Come sappiamo, il crowdfunding (termine coniato da Michael Sullivan nel 2006) è una sorta di micro finanziamento dal basso che mobilita persone e risorse. Ovviamente, chi intende servirsene deve porsi sul mercato rappresentando un progetto convincente ma soprattutto essere credibile e affidabile.
Negli Usa a fine 2012 si era registrato un giro d’affari di oltre 3 miliardi di dollari. In Italia la crescita nel settore è esponenziale così come le piattaforme digitali che se ne occupano. Per utilizzare questo strumento bisogna riuscire a non farsi imprigionare in modelli culturali, organizzativi, di vita e di lavoro ormai obsoleti e inattuali. Solo in questo modo si incomincerà a vedere un mondo dove anche il futuro è prevedibile, controllabile, implementabile e sostenibile.