La Cignaroli moltiplica i corsi e porge la mano all’altra Accademia
Dopo la guerra, segnali di pace: la scuola di via Mameli sarà ascoltata in Comune il 9 ottobre. «Cerchiamo collaborazione»
(c.b.) Una ha perso il nome e l’altra la sede, ferite di una guerra che vista da fuori ha del paradossale. Ma, nonostante i problemi derivati dalla scissione, continua la vita delle due Accademie, la Cignaroli e Scuola Brenzoni, in via Mameli 73/a, e quella di Belle Arti, in via Montanari 4. La prima, che lo scorso anno ha contato 150 iscritti, ha incrementato il numero di corsi che non hanno come scopo il diploma, ma che puntano a un livello di insegnamento che va «ben oltre il dilettantismo», come spiega il presidente Stefano Dorio, nello spirito divulgativo che volevano Giambettino Cignaroli e Paolo Brenzoni. Open day dunque nella sede di via Mameli sabato dalle 10 alle 13 per conoscere i contenuti delle 17 proposte formative, tra corsi semestrali e corsi brevi, dalla pittura alla decorazione alla fotografia al libro d’artista, fino al fumetto rivolto ai più giovani. Anche al di fuori della scuola la Cignaroli promuove iniziative: dal 9 ottobre inizia la collaborazione con il Museo Miniscalchi Erizzo con l’esposizione di opere di arte contemporanea dalla collezione veronese Agi. In via Montanari intanto, nella sede rimasta all’Accademia di Belle Arti, proseguono i restauri della facciata a cura dei ragazzi del quarto e quinto anno della Scuola di Restauro, indirizzo recentemente attivato (con 70 iscritti, i primi diplomati usciranno nel 2016) e riconosciuto dal Ministero come abilitante alla professione per quanto riguarda i manufatti lapidei, pittorici e lignei. Questo della facciata, il cui completamento si prevede entro la primavera, è solo uno dei tre cantieri scuola in corso anche sul soffitto ligneo cinquecentesco in aula Zamboni e sulle volte a grottesche e stucchi dell’Aula Magna. Quanto alle vertenze lasciate aperte dalla scissione delle due accademie, se ne parlerà in Comune il 9 ottobre: «Saremo finalmente ascoltati. Non ci interessa una guerra – ha detto Dorio - ma piuttosto una collaborazione».