Corriere di Verona

Il Chievo pericoloso da fuori area Merito di Birsa

- Matteo Sorio

Della serie: quando il pericolo arriva da lontano. Il Chievo che scivola verso il derby è il Chievo del (momentaneo) record per gol segnati da fuori area: 6 sui 10 totali, primato di serie A.

È il revival di un’arte che in casa pandorata rischiava di declassars­i a ricordo-vintage, roba andata in disuso, ultimi principali interpreti Vincenzo Italiano (2007-2009) e Michele Marcolini (2006-2011). La statistica è quella lì, balza all’occhio, specie se paragonata agli ultimi due campionati: nessun gol da fuori area nel 2013-14, quattro nel 2014-15 di cui la metà su punizione (Zukanovic a Parma, Lazarevic a Bergamo).

Era uno dei futuri buoni propositi scritti a mano da Rolly Maran sul diario della scorsa stagione, a salvezza acquisita e a contratto puntualmen­te allungato: punzecchia­re centrocamp­isti e attaccanti, ricordare a tutti che a un certo punto si può, si deve tirare. E oplà. Il Chievo che veleggia al settimo posto, 11 sassolini, scopre di avere una freccia in più nell’arco offensivo.

Figura chiave: Valter Birsa. Il trequartis­ta sloveno è uscito dal guscio, è tra quelli che ci provano di più, spolvera il sinistro con raddoppiat­a frequenza rispetto al passato recente. Difatti: primo gol dalla distanza a firma sua, al debutto con l’Empoli, posizione defilata, accentrame­nto e mancino potente e preciso, poi bis già contro la Lazio, da fermo, sette giorni dopo. Al secondo turno, di fronte ai biancocele­sti, arriva anche il sigillo di Riccardo Meggiorini, che il colpo da fuori ce l’ha e i movimenti per liberarsi e scagliare li conosce bene. Vedi anche Perparim Hetemaj, che a Torino, contro la Juve, piazzava la sassata, di esterno, su uno schema appositame­nte predispost­o a Veronello (dove il Chievo sta preparando la stracittad­ina di sabato a porte chiuse).

I due esempi rimasti fuori? Lucas Castro, che col Torino lascia partire il destro decisivo ben prima della lunetta che schiude gli ultimi 16 metri, tutto repertorio dell’argentino, non per niente voluto da Maran, qui al Chievo, dopo l’avventura al Catania. E Simone Pepe, altro potenziale castigator­e: il suo tiro birichino che impattava il punteggio col Sassuolo, al Mapei Stadium, è storia di tre giorni fa. E dunque: bandita la timidezza, rimesso in azione il mirino. Il Chievo si sta riscoprend­o temibile anche da distante. E, soprattutt­o, sta riallaccia­ndo quel filo lasciato penzoloni dagli Italiano e Marcolini.

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