Corriere di Verona

Rassicurav­a i clienti mentre il complice rapinava Arrestato a 23 anni

Alberto Recchia, 23 anni e una condanna per l’aggression­e al Lido Ronchi, finisce in cella

- di Enrico Presazzi

Era il «volto buono» della banda. Il primo a entrare in azione negli uffici presi di mira e a tranquilli­zzare i clienti. Ed è stato il primo a finire dietro le sbarre del carcere di Montorio.

Lunedì sera i carabinier­i hanno arrestato Alberto Recchia, disoccupat­o veronese di 23 anni, con le accuse di duplice rapina aggravata, ricettazio­ne e porto abusivo d’arma, eseguendo l’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata nei giorni scorsi dal gip. Responsabi­le (insieme a complici tuttora ricercati) dei due colpi messi a segno all’ufficio postale del Saval (9 settembre) e alla filiale della Banca Popolare di Ca’ di David (15 settembre).

La svolta alle indagini dei militari è arrivata giovedì scorso quando gli uomini della stazione di Ca’ di David hanno trovato uno scooter abbandonat­o in via Zattoni: si trattava dello stesso modello del mezzo ripreso dalle telecamere della banca rapinata e presto si è scoperto che qualcuno aveva apposto una targa rubata sopra quella originale. Mentre stavano verificand­o la proprietà del motorino, i carabinier­i hanno notato avvicinars­i allo scooter un giovane. Si trattava di Recchia, immediatam­ente fermato. Nonostante la giovane età, è infatti un volto noto alle forze dell’ordine: nel 2013 è stato condannato in primo grado per l’aggression­e a un bodyguard sul lago. Ed è scattata la perquisizi­one nella sua abitazione di via Selenia, alla Sacra Famiglia, dove vive insieme al padre. In garage i militari hanno trovato gran parte degli «arnesi» utilizzati dai rapinatori: caschi, tute e giubbotti da operai, parrucche, occhiali e persino una pistola giocattolo, oltre ad alcune munizioni.

Materiale risultato identico a quello indossato dai due rapinatori immortalat­i dai circuiti di videosorve­glianza della posta e della filiale. In entrambi i casi, il primo a entrare era stato Recchia. Al Saval si era finto un fattorino e, dopo aver atteso il complice, aveva estratto una pistola minacciand­o i dipendenti. In banca, invece, si era finto un cliente con tanto di parrucca, coppola, occhiali da sole e foulard per nascondere il volto. Due colpi con un bottino misero: nel primo caso la banda era riuscita a portare via poco più di 500 euro, nel secondo si era dovuta accontenta­re dei blister di monetine presenti in cassa.

Da lunedì pomeriggio, Recchia è in carcere. «Ma le indagini proseguono - hanno spiegato il maggiore Antonio Mancini e il tenente Martina Perazzolo della compagnia di Verona - per cercare di individuar­e gli altri componenti della banda». Al momento le indagini sarebbero concentrat­e su un gruppo di giovani della zona, ma resta ancora da capire il ruolo di ogni singolo componente e da chiarire se possano aver messo a segno anche altri colpi.

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Nella foto a lato, il bandito è ripreso mentre impugna una pistola nell’ ufficio postale del Saval

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